Quando uscì nel 1983 dopo essere stato presentato fuori concorso alla Mostra di Venezia, 'Flashdance' ottenne immediatamente un successo clamoroso, e non per i suoi meriti cinematografici poco più che discreti. La storia della giovane Alex che lavorava come saldatrice in una grande officina di Pittsburgh e arrotondava il salario ballando la sera in un locale notturno coltivando dentro di sé il sogno di diventare una danzatrice professionista, storia francamente banalotta, ebbe però il merito di catturare pienamente lo spirito di quel tempo rappresentandone sia i lati positivi che quelli negativi tanto da diventare una pietra miliare della cultura pop proprio come era accaduto negli anni Settanta alla 'Febbre del sabato sera' e come sarebbe accaduto qualche anno più tardi a 'Dirty dancing'.
Una regia spericolata e una colonna sonora indelebile
Il merito va suddiviso in parti uguali tra la regia spericolata di Adrian Lyne (direttore molto furbo che avrebbe sfornato altri successi come '9 settimane e ½' e 'Attrazione fatale') e soprattutto la colonna sonora assemblata dall'italo-americano Giorgio Moroder che univa brani scritti da lui (chi non ha mai sentito 'What a feeling' con cui vinse l'Oscar per la migliore canzone?) a grandi successi internazionali come 'Gloria' del nostro Umberto Tozzi. Insomma, come rappresentazione e riflesso dei tempi 'Flashdance' si è ritagliato una nicchia indelebile.
Un tuffo nel passato
Non è un caso dunque che torni a far parlare di sé con a teatro con 'Flashdance – Il musical' in scena sabato 7 alle 21 al Genova Stadium della Fiumara per la regia e le coreografie di Enzo Paolo Turchi, protagonista Alex Belli: un tuffo nel passato in grado di emozionare chi è cresciuto nel ricordo di quel film e di affascinare chi magari lo ha conosciuto attraverso la memoria dei propri genitori.
IL COMMENTO
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