Cultura e spettacolo

L'originale era stato distrutto da un bombardamento nel corso della Seconda guerra mondiale
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Furono le note del 'Trovatore' di Giuseppe Verdi il 18 ottobre del 1991, trentadue anni fa, a festeggiare la rinascita del Carlo Felice di Genova finalmente riaperto dopo una ricostruzione durata da un punto di vista strettamente edilizio quattro anni e mezzo (la posa della prima pietra era avvenuta il 7 aprile 1987) ma attesa in città fin dalla fine della Seconda Guerra Mondiale durante la quale era stato distrutto da un bombardamento che aveva spazzato via sala, palchi, soffittature, solai e quasi tutto il resto lasciando in piedi soltanto i muri perimetrali e il pronao.

Fu festa grande per Genova che finalmente si riappropriava di uno dei suoi simboli storicamente più prestigiosi, costruito nel secondo decennio del diciannovesimo secolo per dotare la città, che ancora non aveva uno spazio importante per il melodramma, di una sala che potesse competere con i teatri più prestigiosi d'Italia. Il Carlo Felice fu inaugurato il 7 aprile 1828 con 'Bianca e Fernando' di Bellini alla presenza del sovrano del Regno di Sardegna cui era stato intitolato e della regina Maria Cristina.

Dopo la sua distruzione si parlò per decenni di ricostruirlo, a partire dal 1946 quando venne bandito un concorso che si concluse cinque anni dopo con il progetto del vincitore mai eseguito e poi definitivamente accantonato nel '63. Tra alterne vicende e anni in cui la cosiddetta 'musica colta' fu costretta ad emigrare in altre sale come il cinema-teatro 'Grattacielo' di piazza Dante o il 'Margherita' di via XX Settembre, il progetto definitivo datato 1984 a firma di Ignazio Gardella, Aldo Rossi, Fabio Reinhart e Angelo Sibilla portò finalmente, se pure tre anni dopo, all'inizio vero e proprio dei lavori che si conclusero con l'inaugurazione di trentadue anni fa. Era stato consegnato alla città un vero gioiello: duemila mila posti, una torre scenica di 63 metri, quattro palcoscenici mobili, uno dei quali largo circa 600 metri quadrati, e un cuore tecnologico ideato dallo scenografo Enzo Frigerio che lo poneva tra i più avanzati in Europa.

Primocanale seguì capillarmente, come ha sempre fatto nel corso della sua storia per i grandi eventi della nostra regione, tutta la ricostruzione con una serie di trasmissioni intitolate 'I mille giorni del Carlo Felice' (GUARDA QUI), ovvero il periodo che inizialmente era stato ritenuto necessario per il completamento dei lavori, anche se – come sappiamo- alla fine ci volle un po' di più di tempo.