Cronaca

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di Annissa Defilippi

Il codice dei ‘cioccolatini’ e quello dei ‘sussurri’ per indicare percosse e violenze inflitte ai fermati, accompagnate da commenti derisori sulla loro provenienza o sul loro stato sociale.

L’inchiesta giudiziaria che scuote il Reparto Sicurezza Urbana della Polizia Locale di Genova, rivela secondo l’accusa del pubblico ministero Sabrina Monteverde un sistema di abusi e un clima di impunità alimentato da messaggi inquietanti scambiati tra gli agenti.

Le chat e il codice “cioccolatini”

Al centro dell’attenzione, le chat dei gruppi “Reparto S.U.” e “Quei Bravi Ragazzi”, dove il termine ‘cioccolatini’ emergerebbe come sinonimo di pugni e calci  inflitti ai fermati. Le operazioni, delegate alla Squadra Mobile, includono l’analisi di messaggi con parole chiave come “cioccolatini”, “sberlari” e i nomi delle vittime, per fare luce su un sistema che, secondo gli inquirenti contava sulla difficoltà delle vittime – spesso emarginate o minorenni – di ottenere giustizia.

Presunti episodi di brutalità

Le indagini, avviate dopo le denunce di due agenti, avrebbero portato alla luce episodi di brutalità fisica e psicologica. Tra i casi più agghiaccianti, quello di un arresto del 28 febbraio scorso, per rapina di un uomo che avrebbe subito un pestaggio sia sull’auto di servizio sin nei bagni degli uffici del comando. Nelle chat, un agente scrive: “Primi cioccolatini dell’anno dispensati”, mentre altri colleghi rispondono con risate e immagini modificate di confezioni di cioccolatini, ribattezzate “Sberlari Durelli”, in un gioco di parole che celebra la violenza.

Violenza su un minore colpito ai testicoli

Un altro episodio emblematico coinvolge un minore aggredito l’anno scorso. Dopo essere stato colpito con pugni ai testicoli e un manganello telescopico, il ragazzo è stato immortalato in un video mentre, piegato dal dolore, urlava insulti in arabo contro gli agenti. Nella chat “Quei Bravi Ragazzi”, l’agente si gloria con un messaggio: “La mia cucina è bella carica di ingredienti, sarà stata pesante la torta”, un riferimento velato alle percosse, mentre un collega aggiunge: “La torta Sacher di oggi gli è rimasta sullo stomaco”. Questi scambi, accompagnati da foto dei fermati in condizioni di sofferenza, testimonierebbero secondo la pm un atteggiamento di compiacimento.

La tecnica del sussurro

Le chat sequestrate contengono anche riferimenti alla cosiddetta “tecnica del sussurro”: insulti e minacce sussurrati all’orecchio dei fermati per provocarne reazioni, giustificando poi l’uso della forza. Frasi come “ti ammazzo, ritornatene al tuo paese” o “ti taglio la gola” emergono come pratiche sistematiche, celebrate con termini come “sussurri” e “pattoni”.

Indagini e telefoni sequestrati

Il decreto di perquisizione ha ordinato il sequestro di telefoni, computer e sfollagenti estensibili per approfondire le indagini su 15 agenti indagati. L’obiettivo è verificare la presenza di ulteriori prove, inclusa sostanza stupefacente illecitamente detenuta, e ricostruire la presunta rete di complicità all’interno del reparto. 

La difesa degli indagati

Gli indagati si dichiarano tramite i loro avvocati Andrea e Maurizio Tonnarelli estranei ai fatti. I legali hanno già chiesto per tre dei loro assistiti il ricorso al tribunale del Riesame per il dissequestro dei telefoni.