Cronaca

L'operaio ucciso mentre si stava recando all'Italsider dove lavorava
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Quel giorno di quarantacinque anni fa segnò un drammatico salto di qualità nella storia delle Brigate Rosse. Era il 24 gennaio del 1979, una giornata gelida e piovosa, quando Guido Rossa, operaio metalmeccanico iscritto al Partito Comunista e delegato sindacale, fu ucciso da un commando in via Ischia, dove abitava, poco dopo aver lasciato la propria abitazione mentre stava per salire sulla macchina per andare a lavorare all'Italsider.

A condannarlo fu la sua strenua difesa dei valori e delle regole della libertà. Era uno dei periodi più bui della Repubblica, mesi drammatici che seguivano al rapimento e all'uccisione di Aldo Moro dopo il quale il PCI di Berlinguer e i sindacati avevano preso definitivamente le distanze dalla lotta politica extraparlamentare (dove non pochi allora sposavano lo slogan 'Né con lo Stato né con le Br') invitando gli iscritti a denunciare i sospetti di terrorismo attivi nelle fabbriche. Proprio nell'ottobre del '78 cominciarono a spuntare all'Italsider volantini brigatisti lasciati per scopi propagandistici. I sospetti di Rossa e di alcuni suoi colleghi si appuntarono sull'operaio Francesco Berardi, addetto a distribuire le bolle di consegna nello stabilimento, e nel suo armadietto ne vennero rinvenuti parecchi che rivendicavano azioni terroristiche.

Si decise di denunciarlo ma al momento dei fatti, quando bisognava firmare le dichiarazioni davanti ai carabinieri, tutti si tirarono indietro per paura di ritorsioni tranne lui che in questo modo restò tragicamente solo. Berardi fu arrestato, si dichiarò prigioniero politico e Rossa testimoniò al processo nel quale venne condannato a quattro anni e mezzo di reclusione di cui scontò soltanto alcuni mesi perché il 24 ottobre 1979 si sarebbe ucciso nel carcere di massima sicurezza di Cuneo dove era rinchiuso. Temendo una vendetta dei brigatisti, il sindacato offrì per alcuni mesi a Rossa una scorta formata da operai volontari dell'Italsider cui poi rinunciò.

Quel mattino del 24 gennaio alle 6.35 il sindacalista esce di casa e si avvia verso la sua Fiat 850. Ad attenderlo su un furgone c'è un commando composto da Riccardo Dura, Vincenzo Guagliardo e Lorenzo Carpi che mentre si sta sistemando alla guida fanno fuoco su di lui uccidendolo. Il colpo mortale sarebbe stato sparato da Dura che sarà poi ucciso dai carabinieri nel marzo del 1980 in un appartamento di via Fracchia con altri tre terroristi. Al funerale parteciparono 250.000 persone tra cui l'allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini che gli conferì una Medaglia d'oro al Valor civile alla memoria. Questo atto segnò una svolta nella storia delle Brigate Rosse che da quel momento si alienarono tutte le simpatie del proletariato di fabbrica. Di fatto, l'inizio della loro fine.

Per la giornata del 24 gennaio il Comune di Genova ha organizzato tutta una serie di appuntamenti per ricordarlo. Guarda qui