GENOVA - "Noi effettuammo un controllo formale sul progetto di retrofitting di ponte Morandi perchè non dovevamo e non potevamo verificarne il contenuto che non spettava a noi e non avevamo gli organici per farlo visto che eravamo quattro tecnici incaricati di validare centinaia di progetti provenienti da ogni parte d'Italia".
Si è difeso così in aula l'architetto Giovanni Proietti, dal 2011 al 2019 dirigente della divisione 4 del Ministero delle Infrastrutture e Trasporta deputata alla Vigilanza Concessioni Autostradali, uno dei 58 imputati per la tragedia di Ponte Morandi del 14 agosto 2018 costata la vita a 43 persone.
Il suo esame è stato incentrato sul peccato originale, il retrofitting, il progetto di messa in sicurezza delle pile 9 e 10 del ponte Morandi auspicato per 25 anni dopo i lavori sulla pila 11 e che sarebbe dove partire un mese dopo la tragedia, troppo tardi.
Proietti con il suo marcato accento romano ha spiegato l’iter di verifica da parte della sua divisione del progetto di retrofitting, illustrando come il controllo della sua divisione sia stato sostanzialmente formale, di analisi della parte tecnica e degli investimenti.
Dalle parole di Proietti è emersa la grande frequentazione del suo ufficio da parte di Donferri Mitelli, il numero tre di Aspi, uno degli imputati eccellenti. "Noi eravamo in 4 a controllare una quantità infinita di progetti” ha aggiunto. "Questo compito spettava a Cta, il Comitato tecnico amministrativo del Mit, e alle Uite, gli ispettori ministeriali decentrati in servizio sul territorio, due uffici che però, a detta degli inquirenti, invece di controllare si fidavano delle attestazioni di Aspi.
Anche a Proietti non è mai arrivata la relazione completa del progetto del professore Brenchic, consulente del Cto del Mit, uno degli imputati che sarà ascoltato nelle prossime ore, in cui si parlava di "degrado impressionante", perchè lo stesso comitato tecnico avrebbe trasmesso il progetto depurato di alcune parti: "Se avessi letto quella frase avrei chiesto subito un sopralluogo sul Morandi".
Proietti per dimostrare la sua buonafede ha anche detto di essere transitato con la famiglia sul Morandi quattro giorni prima della tragedia. E al pm Airoldi che gli chiedeva conto sui copia incolla effettuati omettendo i punti più preoccupanti delle condizioni del viadotto Polcevera ha detto che le sue considerazioni arrivavano "a valle dell'approvazione del progetto, da parte del Cta ed erano per questo ininfluenti".
Per sottolineare la sua professionalità ha riferito che con le sue verifiche economiche sui lavori di Aspi ha tolto 2 milioni e 40 mila euro sui 14 milioni che erano stati richiesti con i progetti presentati.
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IL COMMENTO
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