Ventimiglia, la città di confine, la città dei migranti, la città spaccata, la città del coprifuoco, la stessa che i francesi ogni venerdì invadono per fare la spesa è una città dalle mille sfaccettature e dalle migliaia di storie. Spesso simili, talvolta diverse ma sempre storie sono. Chi la ama, chi la odia, chi la vede come una meta da raggiungere per continuare il suo viaggio alla ricerca di una vita, forse, migliore, come Mohamed, Mustafa, Joseph, Gabi, Lila.
La maggior parte ha con sè decine di fogli di respingimento timbrati dalla Gendarmeria e dalla polizia francese, ma, per loro, sono solo fogli bianchi con un timbro rosso: nulla di più, nulla di meno. Vogliono andare in Francia o nel Nord Europa, tentano di oltrepassare il confine, a tutte le ore: a piedi, in auto, in treno.
Si nascondono nei bagni dei convogli diretti in Francia, nei bagagliai della auto, nei rimorchi dei tir in sosta in autostrada, girano di notte sperando di non essere visti: qualcuno ce la fa, la maggior parte no.
Mohamed, ad esempio, è stato fermato a Breil dalla Gendarmeria. Era a piedi, ci ha provato. Era convinto di raggiungere i suoi amici ma, sul suo cammino, ha trovato le divise blu. Portato alla frontiera di San Luigi, ha con sè solo il telefonino. Seduto sul muretto, dice di avere freddo e fame ma il suo sguardo continua a fissare le montagne che separano l'Italia dalla Francia.
I volontari delle tante associazioni, che si preoccupano di dare cibo e acqua ai migranti respinti, lo invitano a seguirli. Mohamed ha fame. Li segue. Si riempie le tasche di dolci e cioccolata...poi sparisce. Ha detto che stanotte, a piedi, riproverà ad oltrepassare il confine. Continuerà a farlo, sino a quando non riabbraccerà i suoi amici.
IL COMMENTO
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