Cronaca

Il processo è stato rinviato al 28 settembre quando parlerà la difesa. Il giorno dopo ci saranno le eventuali repliche e, con ogni probabilità, la sentenza.
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GENOVA - Alberto Scagni è capace di intendere e di volere e per questo merita l'ergastolo.

Il sostituto procuratore Paola Crispo ha chiesto la condanna al carcere a vita per l'uomo di 42 anni che nel maggio del 2022 uccise a coltellate la sorella Alice in via Fabrizi, nel quartiere di Quinto. 

Per la pm, vanno confermate le aggravanti della premeditazione, della crudeltà e di aver usato un mezzo insidioso. Alberto infatti aveva nascosto il coltello in un sacchetto per non far scoprire dalla sorella ed evitarle la fuga. 

L'ergastolo è la richiesta fatta dal pubblico ministero Paola Crispo al termine della sua requisitoria. Scagni "ha agito con la piena coscienza e volontà, lucida intenzione di provocare la morte della vittima" ha detto il pm. Scagni è accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, crudeltà e dal mezzo insidioso.

In aula momenti di grande tensione tra cui l'allontanamento, deciso dal giudice, di Graziano Scagni, papà dell'imputato. L'avvocato Andrea Vernazza, che assiste il marito della vittima, ha preso la parola prima della richiesta di ergastolo da parte del pm e durante il suo intervento Graziano Scagni ha dato in escandescenze. Il legale, che ha chiesto una provvisionale di oltre un milione, ha detto tra l'altro che i genitori avevano chiesto di costituirsi parte civile "per aiutare il figlio a non essere punito".

A quel punto il papà dell'imputato si è alzato in piedi urlando che loro non avevano "mai chiesto l'assoluzione ma una giusta pena". Il presidente della corte Massimo Cusatti lo ha prima richiamato per riportarlo alla calma e poi lo ha fatto allontanare dall'aula. L'avvocato Vernazza ha poi proseguito dicendo che Scagni è perfettamente in grado di intendere e volere e che "l'epilessia (di cui Alberto soffre da quando era bambino), non può essere curata con le canne e con il vino bianco prodotto e fornito dal genitore".

L'imputato ha allora deciso di parlare per puntualizzare che "la cannabis viene usata a fini terapeutici per la cura dell'epilessia" e che il padre "produce vino rosso e non bianco". Il processo è stato rinviato al 28 settembre quando parlerà la difesa. Il giorno dopo ci saranno le eventuali repliche e, con ogni probabilità, la sentenza.

Il pubblico ministero ha spiegato che sussistono tutte le aggravanti contestate. "Scagni è stato almeno due ore sotto la casa della sorella e aveva tutto il tempo di desistere. È andato con il coltello nascosto in un sacchetto e l'ha colpita con violenza e grande forza" ha detto nel corso della requisitoria. 

Per questo l'imputato potrebbe essere condannato all'ergastolo anche con lo stato di semi infermità mentale.