GENOVA - "Consigliai ai genitori di denunciare il figlio". L'ha detto davanti ai giudici della Corte di Assise Laura Cassola, psichiatra del Servizio di Salute Mentale della Asl3 della Fiumara, al processo per l'omicidio commesso di Alberto Scagni che il primo Maggio dello scorso anno ha ucciso la sorella a coltellate sotto la casa di lei a Quinto.
Il medico, che è indagata per presunte omissioni in un altro procedimento connesso, ha detto che la prima volta che ha incontrato i genitori e la sorella di Alberto per parlare della presa in carico del paziente per spiegare il motivo per cui lui non si era presentato gli fu detto che "non si era recato al colloquio perché per farlo gli aveva chiesto 30 mila euro".
Il secondo testimone ascoltato è stato Graziano Scagni, papà dell'assassino che ha usato toni molto forti perché a suo dire è stato lasciato solo dallo stato, tanto che il giudice Cusatti che pur consapevole del suo stato d'animo lo ha invitato ad abbassare i toni. Il genitore ha raccontato l'infanzia del figlio, "che dall'età di otto anni assume terapia per uno stato di epilessia", "ha assunto tanti farmaci che non ci starebbero in questa stanza". Il genitore ha poi incolpato la suocera, nonna dell'imputato, di avere acquistato un appartamento nel palazzo del piano di sotto da dare in uso ad Alberto quando lui aveva ancora solo sedici anni, "noi eravamo contrari perché così lo perdevamo di vista. Il giudice Cusatti ha chiesto perché non aveva sporto una denuncia? Graziani Scagni ha detto che il figlio a lui aveva fatto solo insulti, "mai minacce, e non mi ha mai alzato le mani, io mi sono sempre chiesto se mio figlio è così o lo è diventato anche per la sua malattia che poteva portare aggressività. Le richieste di denaro a mia suocera? Avevo detto a lei di denunciarlo così stai tranquilla". Graziano Scagni ha detto di non avere presentato denuncia neppure quando gli era stata tagliata la gomma dell'auto in Piemonte.
Dopo ha parlato l'uomo a parlare è stata la moglie Antonella Zarri che alla fine dell'udienza insieme al marito ha detto che il verdetto del processo è già scritto, "il giudice non ci ascolta".
IL COMMENTO
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