Cronaca

Roberto Abbona, residente nel palazzo della tragedia: "Con la gestione Bucci ci sono più agenti che in passato, ma alle 18 le pattuglie spariscono. Qui la gente viene perché sa che si può fare tutto"
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GENOVA -"Non vorrei che passasse il messaggio che qui si può fare tutto quello che non si può fare negli altri quartieri".
Roberto Abbona è un abitante del palazzo di piazza De Franchi dove un inquilino nella notte fra l'1 e il 2 novembre ha scagliato una freccia e ucciso un peruviano che stava festeggiando la nascita di un figlio.



"Questo è un omicidio annunciato perché a violenza a volte qualcuno risponde con la violenza" ribadisce Abbona per sottolineare il grande degrado della zona, "faccio un esempio - aggiunge con riferimento a quanto è accaduto la sera del delitto, "ma se il petardo lanciato nella casa avesse colpito e sfigurato l'artigiano? Siamo sullo stesso livello di violenza".

Abbona poi svela che la bandiera dell'Italia posta alla finestra di Evaristo Scalco, il vicino di casa in galera per l'omicidio, "era stata esposta lo scorso 25 Aprile per festeggiare la festa della Liberazione". Una precisazione che allontana altre ipotesi, fra cui quella ventilata da chi l'aveva subito superficialmente collegata ai suprematisti dallo spirito patriottico.

"Siamo ancora molto scossi per quanto accaduto - ammette poi Abbona, che di lavoro fa il restauratore di facciate ed è innamorato del centro storico - ma io di qua non andrei mai via perché questo posto è favoloso, ma devo ammettere che la notte anche io ho paura di uscire di casa: in via San Luca ci si ritrova assediati dagli spacciatori che adesso, contrariamente al passato, agiscono senza neppure nascondersi".

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