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Una città adatta a tutti. Lo sostiene il 71% degli intervistati a proposito di Sanremo. Ci ho lavorato per anni e posso dire di conoscerla bene, la sede del Festival. Il dato è sorprendente soltanto per “gli altri”. Non a caso questa riflessione, rilevata nei sondaggi di Tecné per Primocanale, fa scopa con quella per cui sette persone su dieci dicono che a Sanremo “si vive bene”.

Certo, i problemi non mancano (la sicurezza, il traffico e la pulizia in primis, secondo le rilevazioni), tuttavia non si può negare che la Città dei Fiori risponda a dei requisiti minimi di vivibilità che è difficile trovare altrove, in Liguria e soprattutto nel resto d’Italia. Anzi, se vogliamo essere più precisi, credo che più o meno il medesimo giudizio possa essere espresso (almeno questo è il mio) sull’intera provincia di Imperia.

Sanremo ha probabilmente qualcosa in più e ciò per la sua vicinanza alla Francia: in vario modo, si sentono alcuni benefici effetti del “saper vivere” che da sempre contraddistingue il quotidiano d’Oltralpe. Inoltre, e certo non secondariamente, Sanremo ha il Festival, il Casinò, i carri fioriti, un rally che sta nel calendario nazionale, i Martedì Letterari, stagioni di concerti e in generale eventi grazie ai quali chi ci vive vuole restarci e chi non ci vive aspira ad andarci. O, perlomeno, cerca di arrivarci nei fine settimana.

Non a caso è molto forte il turismo. Per carità, tutto si può migliorare e a parere del 22 per cento degli intervistati da Tecnè bisogna ancora intervenire su questo comparto economico. Ma se, specularmente, quasi l’80 per cento non l’avverte come un problema, vuol dire che a Sanremo l’industria delle vacanze è già portata avanti in modo accettabile.

Questa mancanza di sorprese, rilevata da Tecnè per Primocanale, è importante, poiché spesso gli osservatori tendono a perdersi, accomunando la Città dei Fiori a realtà del nostro Paese che sono negative o molto più problematiche. Questo non significa, ripeto, negare l’esistenza di alcune criticità. Che esista una questione legata ai meno abbienti e quindi ci sia necessità di un riequilibrio sociale non c’è dubbio. Però si tratta di inquadrare i problemi nel giusto modo.

E difatti nell’opinione del 61 per cento degli intervistati è la qualità del candidato a prevalere nelle considerazioni che poi portano al voto. Mercoledì sapremo quale degli attuali pretendenti alla successione di Alberto Biancheri, il sindaco uscente, sia al momento il preferito. Proprio per non farmi condizionare ho chiesto a Primocanale di non conoscere questo dato elaborato da Tecnè. Anche perché ciò mi consente di aggiungere un paio di considerazioni.

Primo: sebbene esca da un’esperienza che originariamente ha avuto la presenza del Pd nella squadra di maggioranza, Sanremo resta una città a vocazione di centrodestra. Quindi mi aspetto una buona performance del candidato di centrosinistra, Fulvio Fellegara, tuttavia sono convinto che a giocarsi il soglio di Palazzo Bellevue saranno, e li cito in rigoroso ordine alfabetico, Alessandro Mager e Gianni Rolando. Il primo è espressione di un movimento civico, il secondo dei partiti: tutti e due, però, fanno riferimento all’area di centrodestra.

Seconda considerazione: quanto accaduto al governatore Giovanni Toti, finito ai domiciliari per presunte corruttele, e ad altri protagonisti del

mondo portuale genovese non condizionerà il voto sanremese. Sia per quel 61% che dice di prediligere il giudizio sul singolo candidato, sia perché c’è da scommettere che le elezioni europee, contestuali a quelle amministrative, riveleranno una radicalizzazione delle posizioni non scalfita dalle inchieste giudiziarie, tanto che si parli di Liguria, quanto che ci si riferisca alla Puglia o al Piemonte.

Tutto sommato mi pare anche un bene: se un candidato locale merita la fiducia dei propri concittadini non si vede perché dovrebbe pagare l’appartenenza, di oggi o del passato, a questo o a quel partito. Oppure subire il sostegno ricevuto da questo o quel personaggio caduto in disgrazia. Sarebbe come se le colpe dei padri ricadessero sui figli. Sappiamo tutti che non è giusto.