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Il file audio, diffuso nell'udienza del Processo Morandi, in cui si sente la voce di Michele Donferri Mitelli, è oggettivamente scioccante. Lo è alla luce di quel che è successo dopo, il disastroso crollo del ponte con la sua scia di morte, distruzione e dolore; lo è per i toni, il linguaggio e la modalità con cui questo alto dirigente gestiva le riunioni ai vertici di Autostrade per l'Italia.

Sono generalmente contrario a giudicare una persona da una registrazione rubata ma questa volta ho la tentazione di eccepire: la volgarità e il senso di onnipotenza che emergono nelle parole di Donferri sono il segno tangibile di un modo di pensare, di un atteggiamento. E alle mie orecchie, per la mia sensibilità, quello che ho sentito è intollerabile.

Credo, peraltro, che ciò che abbiamo udito assuma anche un'indiscutibile rilevanza penale, visto che tra i compiti dei giudici del tribunale di Genova c'è anche il mettere ordine nella scala gerarchica di Autostrade e attribuire a ciascuno le giuste responsabilità. Quanto era difficile, proviamo a immaginare, per Emanuele De Angelis e Massimiliano Giacobbi, i progettisti degli interventi sul Morandi, far valere la propria volontà al cospetto di un capo così aggressivo e verbalmente violento? Quanto era profonda la sfiducia di questi professionisti se uno di loro ha sentito l'esigenza di registrare Donferri di nascosto? Voleva cautelarsi, dimostrare di averci almeno provato? Temeva che al ponte potesse accadere qualcosa di grosso?

Questi ingegneri col capo chino, la voce flebile davanti a quella stentorea del loro capo, che parla come un coatto minaccioso nella Roma delle serie tv, mi hanno ricordato il volto stralunato di Gianni Mion, un tempo supermanager di fiducia della famiglia Benetton, oggi schiacciato dai rimorsi di coscienza. Perché non ha parlato quando avrebbe dovuto, gli aveva chiesto un cronista sulle scale del palazzo di giustizia. E lui, lo sguardo perso nel vuoto, che farfuglia: “Forse avevo paura di perdere il lavoro”.

Quanta brava gente è finita nel tritacarne di un sistema aberrante, ideato e affinato (dice l'accusa) allo scopo di massimizzare i profitti anoressizzando i costi? De Angelis, Giacobbi, Mion e tutti gli altri con lo sguardo sul pavimento e le vocine infantili, sono delle brave persone?

E Donferri. Anche lui è una brava persona? Mentre gridava di staccar teste o infilare cestini chissà dove a chissà chi, ci pensava al tonfo sordo del cemento armato che precipita? A nessuno di loro è venuto in mente il pensiero delle ruote che si staccano dall'asfalto, inghiottite dal risucchio? Dei corpi che sbattono, delle urla di terrore di chi almeno ha avuto il tempo di terrorizzarsi?

Sono passato sul ponte a mezzanotte del 13 agosto del 2018: tornavo da una gita spensierata che si era conclusa con una cena deliziosa. In macchina eravamo in quattro. Non abbiamo forse anche noi il diritto di sapere in quali mani erano state messe le nostre vite?