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Oramai fioccano film, documentari, approfondimenti scientifici e sociali di ogni provenienza. Se non siamo connessi siamo morti. Il telefonino è il più grande cambiamento nelle nostre vite degli ultimi decenni. Nessuno può fare a meno di averlo, carico e sopratutto connesso. Se no, è la fine. Dimenticarlo o perderlo è la sciagura peggiore perché per tot ore sei “fuori”, escluso, peggio che nudo. Ti cercheranno e risponderà la segreteria che è come un muro invalicabile.

Tutti hanno il telefono anche chi non ha nulla, neppure una casa, un tetto, un vestito. Perfino i disperati di questo tempo infame, gli immigrati, che arrivano se riescono a arrivare e non morire, devono avere in pugno il telefonino, se no come comunicano con chi li aspetta in fondo alle rotte delle disperazione ,se c’è per loro un fondo oltre le frontiere, i deserti, i respingimenti, i soldi che gli rubano in cambio di un trasporto spesso mortale?

Il panorama urbano è cambiato dal telefonino. Provate a contare per la strada chi non lo impugna, chi non ci parla, magari stendendolo davanti alla bocca o di lato all’orecchio, guardando lo schermo o ascoltando, rapito concentrato. mentre attraversa la strada magari davanti alla vostra macchina.

Viaggiate su un treno e dovete subire spesso telefonate monstre di chi vi sta davanti, informandovi impunemente anche dei dettagli più intimi del vostro sconosciuto dirimpettaio.

C’è chi cammina come se tenesse una conferenza perché sta spiegando al suo interfaccia chissà quale problemi di lavoro o di vita. Si assiste in diretta a drammi, commedie, rotture amorose, duelli professionali. Molti non hanno alcun pudore, lo smartphone diventa uno strumento diabolico per dimenarsi, trasformare perfino la propria personalità.

Ci si può divertire sul versante femminile a scoprire chi di quel sesso non ci sia morbosamente attaccata in ogni strada, piazza, urbana, campagnola e montana. Tutte, o quasi, inesorabilmente coinvolte o esaltate, o tristi o compassate, comunque impegnate. Le donne, si sa hanno sempre avuto più bisogno di comunicare, ma ora è spesso un delirio. Si contano sulle dita di una mano quelle sprovviste. Sono come dei panda che camminano sperdute nella giungla, tanto poche se ne contano.

“Dov’è il telefonino” è la domanda più angosciosa e ricorrente che si rivolge a se stessi e ai propri contigui, nel terrore dello smarrimento, della perdita di contatto che spalanca ansie incommensurabili.

Ma la cosa che colpisce di più la mia generazione è come questo attrezzo, così rapidamente diventato essenziale e onnicomprensivo nelle sue dilaganti funzioni di tante attività (ti racconta la tua salute, il meteo, il percorso che devi fare, le calorie che hai consumato e attraverso le app, crasi malefica, arrivi ovunque) è che ha capovolto le relazioni umane.

Se c’è lui il resto non esiste o solo episodicamente. Quante coppie avete scoperto in tete a tete un volta romantici e ora concentrati sui telefonini, uno di fronte all’altro, fissano gli schermi, altro che fissarsi voluttuosamente occhi negli occhi!

In qualsiasi riunione, vertice, adunata, consesso, largo o stretto, lui sbuca inesorabilmente fuori, se trilla magari con un po’ di sussiego, se ti stai annoiando con mosse furbe che oramai qualsiasi galateo permette ovunque.

Gli ambienti che lo escludevano oramai stanno crollando, uno a uno. Non se ne può fare a meno anche se stai per incontrare il papa, lo tieni in tasca, silenzioso, ma vibra e se vibra non c’è santo che tenga. Ogni precedenza viene scavalcata: comanda lui.

Non so come finiranno le relazioni umane di questo passo. Viene da augurarsi, se non fossimo convinti democratici, che arrivi un dittatore pronto a limitarne l’uso anche pesantemente. Ma è impossibile. Basta osservare i più piccoli, anche piccolissimi come lo sfiorano, come lo digitano quasi fossero nati insieme a lui.

Aspettiamo solo il prossimo modello che vada oltre le ultime funzioni. Saremo sempre più connessi, dipendenti, ma inevitabilmente sempre più soli.

C’è da preoccuparsi molto per le nuove generazioni, per la loro capacità di concentrazione, senza il “diabolico” tra le mani. Chi ha il coraggio di obbligarne il disuso durante le lezioni e quindi chiede agli alunni di “disarmarsi”, assisterà poi a vere crisi di astinenza.
Come finirà o continuerà? Connettetevi, andate su Google e chiedetelo alla IA che magari una risposta ve la da.