Il brutto risultato conseguito dal PD alle amministrative di maggio è stato letto, come sempre, anche in chiave politica, in particolare in relazione al ruolo di Elly Schlein, eletta da appena tre mesi. Se la correlazione tra il risultato e la nuova segretaria può essere discutibile, l’esito elettorale è francamente molto negativo per il PD, anche perché non si intravvede, al momento, né un impianto programmatico condiviso, né un organico quadro di alleanze in grado di battere la destra. Il “campo largo” Pd-5S si è presentato in pochi comuni ed è stato ovunque sconfitto. Smentendo l’idea che una vittoria di Schlein avrebbe rafforzato questa formula. Nè c’è stato un recupero dell’astensione di sinistra, uno degli obiettivi del nuovo corso. Ma tuttavia l’efficacia di una segretaria neo eletta va misurata su scenari e in tempi diversi.
In Liguria il risultato è stato molto pesante: il centro sinistra ha perso tutte le competizioni nei quattro centri maggiori, compresa la roccaforte di Sestri Levante. Otto anni fa, quando io stavo per concludere la mia esperienza in regione, il PD era forza di governo in dieci dei dodici enti territoriali più importanti (la regione, i quattro capoluoghi e cinque dei sette comuni con più di 15mila abitanti: Ventimiglia, Sanremo, Albenga, Sestri Levante e Sarzana; mentre era all’opposizione solo a Rapallo e Chiavari).
Ora il Pd governa solo Savona e Albenga: due enti su dodici. Non ho indicato qui Sanremo perché il Pd, pur avendo fatto parte dell’alleanza che ha vinto le elezioni, non è più rappresentato né in giunta né in consiglio: assessori e consiglieri si sono dimessi dal partito e hanno dato vita a un gruppo autonomo.
Il gruppo dirigente che ha sostenuto Elly Schlein è pienamente titolato a governare il partito, tanto più che la Liguria è l’unica regione in cui la segretaria ha avuto il consenso anche tra gli iscritti. Tuttavia, questo gruppo dirigente, che vince regolarmente i congressi, perde sempre le elezioni. L’unico caso in controtendenza degli ultimi anni è quello di Savona, dove si è vinto con un approccio politico e programmatico completamente diverso da quello usato per la regione e per le più importanti città liguri. Per questo il successo di Savona va totalmente riconosciuto a Marco Russo e alla sua squadra.
Un gruppo dirigente che vince i congressi ma perde sistematicamente le elezioni deve porsi delle domande. A meno che esso non sia rassegnato a governare il partito con il solo obiettivo di “garantirsi” i posti assegnati all’opposizione: un’ipotesi sollevata, ormai parecchio tempo fa, dall’associazione Genova che Osa.
Se il PD intende invece candidarsi a tornare al governo della regione e dei comuni dovrà fare tesoro delle esperienze vincenti particolarmente diffuse nel savonese: il capoluogo, Albenga e numerosi centri importanti, da ultimo Carcare.
Per questo nella prima incontro in presenza di “Vasta” nel dicembre 2021 chiedemmo a Marco Russo e alla squadra di presentarci il loro percorso originale: un lungo cammino tra le forze vive della città per costruire un progetto per Savona attorno alle idee, rifiutando quella sommatoria di “sigle a priori” con cui il centrosinistra ha collezionato una sfilza di insuccessi ormai piuttosto lunga. Un percorso con un carattere chiaramente civico, ma che non ha affatto escluso un rapporto con i partiti. Con nessun partito. Nemmeno con i Cinque Stelle, che si sono autoesclusi e al ballottaggio hanno preferito l’accordo perdente con il centrodestra.
L’esperienza recente del dibattito sul porto realizzato ancora da “Vasta” credo abbia dimostrato che si può tornare ad avere una centralità politica solo partendo dai contenuti, dalle proposte, come ha riconosciuto anche Mario Margini. Queste proposte si costruiscono in un rapporto positivo con tutte le realtà (sociali, economiche, culturali), nessuna esclusa. Lo dico chiaramente: anche con le imprese.
E’ stata questa la forza della nostra lunga esperienza di governo in regione, a Genova e in tanti altri comuni. E’ questo l’unico percorso possibile per tornare ad essere forza di governo. Se ci si accontenta solo di occupare i posti riservati all’opposizione alla fine non si conta più nulla. Perché i corpi sociali, se non si sentono più rappresentati, cercano nuovi referenti politici. No, non perdiamo voti solo perché i vecchi muoiono, li perdiamo anche perché molti elettori ci stanno abbandonando. Perché la lotta alle diseguaglianze si pratica, non basta declamarla.
IL COMMENTO
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