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C'è la rottamazione ma della flat tax c'è a malapena il profumo
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Giudicare il Governo Meloni dalla sua prima manovra finanziaria, lo ammetto, sarebbe ingeneroso: la contingenza economica, dominata dalla crisi energetica e i tempi strettissimi in cui il documento è stato redatto, hanno imposto all’esecutivo un percorso quasi forzato. La gran parte delle già scarse risorse è stata attribuita ai provvedimenti di sostegno a famiglie e imprese messe a disagio dal caro bollette, era quindi inverosimile che dal Consiglio dei ministri potesse uscire un provvedimento rivoluzionario.

E’ però corretto chiedere ai partiti che sostengono Giorgia Meloni di iniziare adesso un percorso di riflessione, magari anche in Parlamento nella fase di conversione della manovra, per provare a mantenere almeno in minima parte quei proclami coraggiosi che erano stati sbandierati in campagna elettorale. Perché se è chiaro anche al più sprovveduto degli elettori che tra le promesse e la realtà c’è in mezzo il mondo intero, è altrettanto evidente che l’impostazione economica e fiscale con cui il centrodestra si è proposto al popolo sia piuttosto diversa da ciò che uscito dal primo documento ufficiale.

La manovra presentata in queste ore è così ordinaria, mi si passi il termine, che persino le opposizioni sono in leggero imbarazzo. Conte preme sul tasto del reddito di cittadinanza, il Pd parla in generale di una “manovra di destra”, Calenda si è persino offerto di “aiutare la Meloni”. E molti osservatori definiscono la finanziaria molto vicina alle proposte di Mario Draghi. Una Meloni ‘draghiana’ sembra quasi un paradosso, ma evidentemente non lo è.

Draghiano è, per esempio, l’approccio alla riforma del reddito di cittadinanza: non viene abolito, resta intatto per un’ampia platea (gli inoccupabili e tutti coloro che hanno disabili nel nucleo familiare) e rimane attivo per i primi otto mesi del 2023 per tutti gli altri. La vera domanda a cui è ancora impossibile rispondere è quanti, davvero, si vedranno sospendere l’assegno dal mese di settembre del prossimo anno: le maglie del provvedimento sembrano così ampie che la sospensione del sussidio potrebbe riguardare un numero molto basso di percettori. Per qualcuno potrebbe essere senza dubbio una buona notizia ma non è certo quello che era stato promesso.

Della flat tax, provvedimento bandiera della Lega, resta a malapena il profumo: di fatto è stata alzata da 65 a 85mila Euro la soglia del regime forfettario del 15% per le Partite Iva. Nessun cambiamento di aliquota è previsto per i dipendenti, resta anche valido il vincolo per cui i redditi percepiti fuori dal regime Iva (si pensi a redditi da immobili o da altri contratti) fanno cumulo con quelli fatturati. Il cambiamento è davvero poco significativo.

Una buona notizia, ampiamente attesa dai contribuenti (ma osteggiata dai detrattori) è la cosiddetta Rottamazione Quater: sarà sostanzialmente identica a quella del 2018, gli importi dovuti saranno decurtati di penali, interessi e aggi e saranno poi pagabili interamente entro il 31 luglio 2023 o rateizzabili in diciotto rate; le prime due corrisponderanno al 10% del totale dovuto, il resto sarà diviso a cadenza trimestrale nei successivi quattro anni. Sono definibili in via agevolata tutti i debiti (non proprio tutti in realtà, ci sono delle eccezioni) accumulati tra il 2000 e il 30 giugno 2022: in questo elenco sono ricompresi anche i pagamenti non effettuati della Rottamazione Ter, quindi anche chi non è riuscito a stare al passo con l’ultima dilazione può tornare a sperare di mettersi in regola con il fisco. Dai debiti saranno cancellate in automatico tutte le cartelle sotto i mille Euro.

Sulle pensioni c'è l'aumento delle minime: un bonus di circa 50 Euro al mese, molto meno dell'assegno sociale a mille Euro promesso in particolare da Berlusconi. 

Tra le pieghe dei 136 articoli previsti dalla bozza c’è anche l’aumento all’uso del contante: passa da mille a cinquemila Euro. Considerato che pagare un orologio di lusso o il televisore 4K con mazzette di contanti è piuttosto scomodo, è evidente che la norma ha senso solo se persegue l’obiettivo di rimettere in circolo i proventi in ‘nero’. Non sono un ideologo, la cosa di per sé non mi scandalizza, ma non posso dire di essere contento.