"Quella dell'ex Ilva è una situazione drammatica, rischiamo una bomba sociale vera e propria" da Genova Ferdinando Uliano, segretario generale di Fim Cisl lancia l'allarme. La situazione per guanto riguarda il futuro della siderurgia in Italia resta bloccata. L'ex Ilva, oggi Acciaierie d'Italia in amministrazione straordinaria, è in attesa di delineare il proprio futuro. L'iter per il passaggio del gruppo siderurgico nelle mani della cordata azera composta da Baku Steel Company, Azerbaijan Investment Company e Socar è in corso. Ma la trattativa si è arenata e il crollo della produzione ha cambiato le carte in tavola. I lavoratori sono preoccupati. A Taranto, dopo un incidente, è operativo un solo altoforno.
Se la situazione non si sblocca tutto rischia di complicarsi: "Se non si procede attraverso l'autorizzazione integrata ambientale per quanto riguarda il complesso di Taranto, il rischio è che anche l'ultimo altoforno in attività venga bloccato e questo non alimenterebbe più neanche Genova" spiega il segretario generale di Fim Cisl. Nello stabilimento di Cornigliano a Genova sono poco meno di 1000 i lavoratori dell'ex Ilva. E all'orizzonte è stata più volte paventata la possibilità di ampliare la cassa integrazione che complicherebbe ulteriormente la produzione.
"In queste ore noi siamo impegnati a fare in modo di mettere in sicurezza l'impianto e soprattutto di chiedere e di pretendere dalle istituzioni locali di assumere quelle decisioni necessarie per poter giungere alla definizione dell'autorizzazione integrata ambientale che significa sia il rigassificatore sia il desalinatore perché questi consentono di alimentare l'impianto. Confidiamo ancora di portare quell'impianto a 6 milioni di tonnellate per fare in modo di alimentare anche lo stabilimento di Genova" spiega Uliano.

L'obiettivo è salvaguardare il gruppo. E alcuni guardano anche ad altre prospettive. Secondo Antonio Gozzi, presidente di Federacciai, ad esempio l'ex Ilva deve essere trattata "come un asset militare". Le politiche comunitaria (e di conseguenze italiane) legate al riarmo e agli investimenti militari stanno cambiando le prospettive. "Non possiamo aumentare le spese per la Difesa e allo stesso tempo acquistare le lamiere per Fincantieri chissà dove" ha detto Gozzi. Il segretario nazionale della Fim Cisl Uliano spiega: "È chiaro che altre ipotesi noi al momento non le valutiamo, però sono ipotesi che per noi devono avere sempre al centro la salvaguardia occupazionale. La produzione può reggere anche solo con l'industria civile, il problema è far funzionare gli impianti. Per noi è fondamentale il ruolo dello Stato, bisogna salvare l'ex Ilva, non possiamo perdere un asset importante come quello della siderurgia".
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IL COMMENTO
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