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Escono prima o chiedono permessi al lavoro per arrivare in chiesa alle 14,30, giusto in tempo per la funzione che da oggi verrà tenuta dal prete della comunità sei giorni su sette
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GENOVA-Una preghiera ogni giorno per i loro cari ancora in Ucraina e i morti che da ieri continuano ad aumentare. Nell'abbazia della chiesa di Santo Stefano, proprio nel cuore di Genova, questo pomeriggio si sono riuniti circa 30 cittadini ucraini per pregare e chiedere la fine della guerra che da due giorni si sta abbattendo sul loro paese. In pochi, ci spiegano, a causa dello sciopero dei mezzi di trasporto.

Escono prima o chiedono permessi al lavoro per arrivare in chiesa alle 14,30, giusto in tempo per la funzione che da oggi verrà tenuta dal prete della comunità e organizzatore sei giorni su sette. Tante le donne che si ritrovano nella piccola abazia per farsi forza e pregare insieme per i loro cari ancora a casa, tra le bombe. 

Continuano le iniziative genovesi per dire no alla guerra. Sono state due le manifestazioni nel capoluogo ligure la sera del 24 febbraio, giorno in cui, alle prime ore dell'alba, le forze militari russe hanno sferrato il primo attacco all'Ucraina. Colori dell'arcobaleno della pace di nuovo a De Ferrari in mezzo alle 500 persone che si sono riunite e la fontana colorata di giallo e blu per solidarietà al paese. Tante le testimonianze della comunità ucraina di Genova, come Viktoria, trasferita nel capoluogo ligure solo qualche anno fa: "Siamo qui per dire basta alla guerra, per far capire come ci sentiamo. Sono molto spaventata, i miei figli sono ancora là, sotto alle bombe".

Più di 500 in piazza a Genova contro la guerra in Ucraina-LA NOTIZIA

Tra i presenti oggi anche Irina, che qualche anno fa ha lasciato una piccola città dell'Ucraina insieme alla sua bambina per venire in Italia e adesso teme per il resto della sua famiglia: "Sono morti dei civili, anche bambini molto piccoli.

In due giorni nella città si è scatenato l'inferno, hanno bombardato i ponti e le strade per impedire alla gente di scappare e di passare. Ancora in Ucraina ho mia mamma, mio figlio, mia nipote di cinque mesi e mia nuora; questa guerra non è uno scherzo e non è come sostiene Putin".

Anche Ruslana è arrivata qui per lavorare ma ha dovuto lasciare sua figlia e la sua nipotina in Ucraina, dove adesso si nascondono in un bunker per sfuggire ai bombardamenti: "Mia figlia e la mia nipotina sono rimaste bloccate, hanno trovato un bunker dove hanno passato la notte, erano molto spaventate; ora sono riuscite ad allontanarsi e ad andare nella campagna un po' isolata insieme ad un'amica anche lei madre di una bambina di cinque anni. Riesco ancora a chiamarla e ci sentiamo, ma ho paura".

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