Attualità

3 minuti e 56 secondi di lettura

GENOVA - Il fatto che ben due genovesi concorrano alla presidenza nazionale di Confindustria ha gonfiato il petto di orgoglio anche di molti acuti osservatori e protagonisti importanti della città. Se Tonino Gozzi e Edoardo Garrone sono più o meno palesemente scesi in campo per le elezioni della prossima primavera vuole dire che la città, e Genova in generale, danno un grande segno di vitalità, di forza imprenditoriale, di conferma del nostro “saper fare”, del prestigio delle aziende che essi rappresentano, insieme ai notevoli altri ruoli che ricoprono nella società civile ed economica.

Quindi giù il cappello e viva Genova, rilanciata da due importanti figure, sulla scia di un nuovo spirito che dalla ricostruzione mirabolante del ponte Morandi alimenta visioni e speranze genovesi.

Ma attenzione, se nella impegnativa contesa confindustriale, dove molti altri imprenditori sono in corsa, resteranno in corsa tutti e due i genovesi la speranza che dopo 50 anni quella presidenza sia finalmente conquistata da un nostro rappresentante potrebbe rimanere una chimera.

La spunterebbe sicuramente un esterno e il candidato numero uno nei calcoli già minuziosi in corso a Roma tra gli esperti, sarebbe Emanuele Orsini, cinquantenne emiliano, vicepresidente di Carlo Bonomi, brillante industriale del legno, già in pole position, ma sicuramente fedele a una visione di Confindustria simile a quella offerta dal suo presidente. Che oggi si vuole modificare, proprio con candidature come quelle di Gozzi e Garrone.

I due genovesi, che godono già di diversi appoggi e di importanti endorsment, finirebbero con “rubarsi” i consensi, lasciando spazio a Orsini e, magari, ad altri possibili concorrenti.

Tonino Gozzi, che è partito prima e che ha già lavorato in silenzio per rinforzare la candidatura, raccogliendo adesioni non solo nel suo mondo dell'acciaio, ma anche in altri settori imprenditoriali sopratutto del Nord Ovest, tutti favorevoli a una presidenza non più di rappresentanza, ma di forte sostanza industriale, da Lecco a Brescia a Udine e oltre, verrebbe così penalizzato e rischierebbe di essere battuto da Orsini che in questo momento è in vantaggio, ma deve scontare una rimonta più che possibile nei mesi a venire.

Edoardo Garrone, che ha sorpreso un po' tutti, scendendo in campo dopo avere già espresso soddisfazione in incontri privati per la candidatura di Gozzi e dopo avere spiazzato sopratutto la sua stessa famiglia, già schierata per Gozzi, e il presidente di Confindustria Genova Umberto Risso, che anche lui sosteneva il presidente di Federacciai, potrebbe riflettere bene sulla sua mossa imprevista.

Le indiscrezioni dicono che la sua candidatura blitz sarebbe nata in casa di Diana Bracco, in un incontro nel quale Emma Marcegaglia, autentica deus ex machina di molte manovre e decisioni confindustriali e sua presidente molti anni fa, lo avrebbe spinto con decisione a fianco di Marco Tronchetti Provera.

Ovviamente Garrone potrebbe avere un supporto forte da tutto quel mondo imprenditoriale lombardo che ricorda la sua coraggiosa Presidenza Nazionale dei Giovani Industriali, il suo ruolo attuale di presidente del Sole 24 Ore. E altri consensi arriverebbero da chi riconosce a Erg un ruolo così forte nella transizione energetica.
Ma al di là del battesimo di quella che viene un po' considerata la “zarina” di Confindustria e di questi consensi, appare chiaro agli esperti di calcoli elettorali in quel mondo un po' segreto degli imprenditori che l'effetto principale di questa discesa in campo sarebbe quello di far calare Gozzi a vantaggio di Orsini.

In questi giorni ci sono molti tentativi sopratutto genovesi di convincere Garrone, che non ha ancora pubblicamente annunciato nulla, di rivedere la proposta che gli è stata fatta. Tonino Gozzi e Edoardo Garrone sono amici autentici e in buona confidenza tra di loro. Si saranno sicuramente parlati in queste vacanze di Natale, e ancora lo faranno, facendo calcoli che sicuramente tengono conto della “priorità” Genova.

Almeno questo è l'augurio che, al di là dell'orgoglio genovese per la doppia candidatura, molti si fanno.

Tra l'altro proprio in questi giorni gli uffici comunali dell'Urbanistica hanno dato il via all'operazione Gaslini, che vede la grande ristrutturazione dell'Ospedale, con la costruzione di quel Monoblocco da 11 piani che cambierà il futuro non solo dell'ospedale per bambini, ma in parte di Genova, che diventerà un vero hub mediterraneo per i piccoli bisognosi di cure e delle loro famiglie, in una area così sofferente e così tormentata. E Garrone è uno dei registi di quella grande operazione, con il vescovo Marco Tasca e il cardinale Angelo Bagnasco, che passerà alla storia dopo la fondazione di Gerolamo Gaslini.

Potrebbe certamente essere sia il presidente del Gaslini, dell'Erg e di Confindustria ( Agnelli fu sia presidente Fiat che di Confindustria) ma quell'operazione ha un valore etico morale sicuramente superiore e implica un impegno colossale.

Ora si attende che, passato il periodo feriale, questo nodo genovese, che pure ha il suo valore, venga sciolto nell'interesse della città, prima di tutto.