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Parole dure e senza troppo ricami quelle pronunciate dall'arcivescovo di Genova Marco Tasca, nel "Discorso alla città" pronunciato nella cattedrale di San Lorenzo in occasione della solennità di San Giovanni Battista, patrono della città. A conclusione della processione con le ceneri del patrono, l'arcivescovo si è rivolto a i genovesi e ai politici con un discorso che, come annunciato da lui, sostituisce quello di fine anno in occasione del Te Deum. 

Al centro della sua omelia tempi importanti come le risorse del Pnrr, il disagio giovanile e i salari. "La vita delle persone è intrisa di precariato e questo non facilita la stabilizzazione dei rapporti e la costruzione di famiglie. Gli stipendi in Italia sono più bassi rispetto alla media europea. Spesso le famiglie temono di non poter garantire un futuro dignitoso ai loro figli", dovuto anche "alla perdita del potere d'acquisto degli stipendi medio-bassi" che genera la "paura di perdere la casa e di scivolare nella povertà". E ha aggiunto: "Siamo indietro sulla stabilizzazione del lavoro che è ancora molto precario"

Sulle risorse del Pnrr ha detto: "Permetteranno la costruzione di infrastrutture che cambieranno il volto della nostra città. E' importante mantenere un livello alto di attenzione perché queste opere siano fatte nel rispetto dell'ambiente e della sicurezza dei lavoratori e dei cittadini".

Ha poi definito "serio" il "problema della denatalità" che ha legato a salari bassi e lavoro precario. Tra gli altri temi affrontati anche il problema della casa, il disagio giovanile e l'inclusione. "L'emergenza abitativa e il disagio giovanile, come segnala la Caritas Genovese, - ha detto Tasca - richiedono interventi straordinari. La crescita economica non è sufficiente per ridurre la povertà se non è una crescita inclusiva". A suo avviso, "occorre sognare in grande abbandonando la logica degli interventi di emergenza che non affrontano le cause alla radice, ma diventano azioni di "piccolo cabotaggio" animate più da tecnicismi che da idee condivise".
Tasca ha parlato di "inclusione come opportunità" affermando che "Genova desidera continuare a crescere nel diventare un modello di inclusione e di multiculturalità, un esempio di civiltà e di umanità".