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Settemila chilometri già fatti e circa tredicimila ancora da fare per poi rientrare. Dakar la meta finale
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GENOVA - "La parte che mi porterò nel cuore è anche quella che mi ha fatto più soffrire ossia la Mauritania: lì veramente non c'è niente e riescono comunque ad accoglierti in casa, a regalarti dei sorrisi e quindi per me quella è la parte che mi ha insegnato di più e sarà un motivo di riflessione e di di 'scavo' interiore anche quando tornerò". Così Sabrina Giordano, 37 anni, genovese di nascita, albissolese di adozione racconta a Primocanale l'esperienza di vita che sta vivendo in Africa a bordo di un vecchio camper insieme al compagno Gabriele Palmato, 32enne albissolese.

Sabrina si è collegata dal Senegal sulla strada per Dakar all'alba "dobbiamo affrontare ancora l'attraversamento della Gambia per poi ripartire e andare alla volta della parte nord del Senegal e piano piano ripassare dalla Mauritania e ritornare in Marocco, dove abbiamo più o meno lavorato per tutto l'inverno - racconta Sabrina - il 22 maggio ritorneremo poi in Liguria dove lavoreremo per l'estate".

Ma come si arriva a viaggiare in camper per l'Africa? "Io ho cambiato già da qualche anno completamente vita, nel senso che prima lavoravo in una società finanziaria e ho fatto quel lavoro per sette anni, poi un po' già prima del Covid ma sopratutto la pandemia mi ha spinto a decidere di lasciare il lavoro, nel frattempo sono diventata insegnante di yoga e quindi ho provato a scommettere sul fatto di poter insegnare yoga - spiega Sabrina - Gabriele invece fa il fotografo di matrimoni quindi lui era già abituato a girare abbastanza di inverno, perché diciamo che la gran parte lavorativa di Gabriele è nell'estate e quindi lui era abituato a fare magari otto mesi, sei mesi fuori con il suo van, perché lui ha sia un piccolo van che un camper ed entrambi sono tutti e due vecchi, il camper è del 1981. Quindi rimettendolo un po' a posto ci siamo detti ma perché non provare a partire insieme e andare da qualche parte a fare la stagione? Inizialmente avevamo pensato alle Canarie perché lì c'era già stato poi però il traghetto non era disponibile per il camper e tutto ci hanno fatto scegliere di andare in Marocco, la domanda è stata perché non il Marocco?"

"Abbiamo girato il Marocco in lungo e in largo, ogni tanto venivano dei nostri amici o persone che conoscevamo, che si volevano unire al viaggio quindi abbiamo fatto delle piccole tratte con persone che magari stavano una due settimane con noi e poi a un certo punto sapevamo che altri altri due italiani andavano in Mauritania e abbiamo detto perchè no e ci siamo uniti a loro anche se all'inizio l'idea era quella di andare in Senegal".

Settemila chilometri già fatti e circa tredicimila ancora da fare per poi rientrare. Dakar la meta finale. Ma cosa insegna un viaggio, un'esperienza di vita come questa?

"Una delle principali cose che abbiamo imparato è che si può vivere veramente con poco e che bisogna dare importanza più ai momenti di vita, agli affetti piuttosto che alle cose superflue - sottolinea Sabrina - sia per me che per Gabriele era diventato importante connetterci un pochino di più su quelle che sono poi le cose primarie che spesso e volentieri diamo per scontate".

Sabrina ci tiene poi a raccontare che non è tutto facile e che non sono degli sprovveduti: "Non vorrei che si pensasse che il viaggio in camper sia tutto facile partono senza responsabilità, senza niente, perché comunque ci sono delle grosse rinunce: si vive con pochi vestiti in camper, l'acqua va centellinata, a volte i pannelli solari non ricaricano abbastanza, quindi non c'è l'elettricità dentro il camper e devi stare con delle candele, è tutto un ritornare un pochino ad assaporare quelle che sono le cose base, però penso che sia necessario e consiglierei a tutti di farlo, magari come una piccola esperienza, per capire che a volte siamo tanto fortunati e lo diamo per scontato".