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La lettera della Comunità di Sant'Egidio dopo l'editoriale di Mario Paternostro: "In questi giorni abbiamo toccato con mano quanto ancora ci sia da fare"
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Lettera da parte della Comunità di Sant'Egidio per Primocanale dopo l'editoriale di Mario Paternostro dal titolo "Grazie amici di Sant’Egidio di farci diventare buonissimi" (LEGGI QUI):

Cari amici di Primocanale,

leggiamo in queste ore il bell'articolo natalizio di Mario Paternostro che, già dal titolo - "Grazie amici di Sant’Egidio di farci diventare buonissimi" - ci commuove e ci lusinga e che arriva al termine di giorni (ma forse dovremmo dire "mesi") in cui la vostra emittente si è spesa con grande generosità per mobilitare la comunità dei telespettatori, sollecitare la generosità dei genovesi e rendere possibile il Natale per tutti.

Veramente, come si legge nell'articolo "Genova e i genovesi, molti, moltissimi genovesi, sono una rete fantastica di salvataggio umano". Tante persone di sono unite a noi in questi giorni e crediamo che l'abbiamo fatto non perché "migliori", "più sensibili" ma perché (per lo meno, così è per chi scrive) sono mosse da un bisogno profondo ed umano, quello descritto da Albert Camus: «non essere amati è una semplice sfortuna, la vera disgrazia è non amare».

Ma Paternostro - che non è solo una voce autorevole e stimata in città, ma anche un cronista capisce di cogliere qualcosa di profondo e autentico - nota nel suo editoriale anche qualcos'altro, che ci piace sottolineare: questo silenzioso e sotterraneo movimento di solidarietà (silenzioso come solo i genovesi sanno essere!) è anche una risposta ad una società spesso spietata con le persone fragili. Di fronte alla durezza che colpisce i più poveri (quella della violenza esplicita e potenzialmente omicida contro i senza dimora, ma anche quella silenziosa che emargina gli anziani, che umilia i giovani, che si dimentica delle periferie) la risposta di tante donne e uomini è il lavoro quotidiano di rammendo del tessuto sociale lacerato della nostra città.

Grazie allora Primocanale, perché ci aiuti a strappare la parola "buono" dal vocabolario attribuito agli ingenui e agli sprovveduti, per collocarla dove deve stare: sulle labbra di chi non si rassegna alla disumanizzazione di questa città, di chi in modo umile, ma convinto, vuole fare la sua parte per renderla più bella e vivibile per tutti.

Per concludere, in tutta sincerità, la cronaca di questo Natale non è per noi solo il racconto di un successo. Siamo orgogliosi di avere raggiunto tanta gente, di aver vissuto un momento di gioia e solidarietà tanto intenso, di essere stati ancora una volta accanto a chi era nella tristezza ed essere riusciti a sorridere insieme. Ma in questi giorni abbiamo toccato con mano quanto ancora ci sia da fare: la solitudine e la povertà sono ancora tanto forti e la solidarietà non è un gioco d'artificio di un momento ma una lotta quotidiana, un investimento a lungo termine.

Questo Natale ci ha mostrato che se si è fatto tanto, c'è ancora molto di più da fare: per aiutare i poveri, per incoraggiare i giovani, per sostenere gli anziani. Questa è una sfida per tutta la città. Grazie in anticipo a chi vorrà affrontarla insieme a noi.

*Sergio Casali, Comunità di Sant'Egidio