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Gli ex vertici di Autostrade e di Spea alla sbarra. Un processo storico per Genova e per l'Italia con addosso puntati gli occhi di tutto il mondo. Gli avvocati di Aspi: quando va in pensione il pm "mastino" Terrile?
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GENOVA -E' l'ora della verità per la tragedia di Ponte Morandi avvenuta il 14 agosto del 2018 e costata la vita a quarantatrè innocenti: oggi alle nove nel tribunale di Genova con un collegio giudicante presieduto dal giudice Paolo Lepri (a latere Fulvio Polidori e Ferdinando Baldini), lo stesso che ha condannato i responsabili del crollo della Torre Piloti, si apre il processo ai 59 imputati. Ma alla sbarra va Autostrade per l'Italia, Spea, la società di ingegneria che avrebbe dovuto controllarla, e pezzi del Ministero delle Infrastrutture che non avrebbero fatto il loro lavoro.

Il tribunale di Genova al centro del mondo: ci saranno centinaia di giornalisti arrivati da ogni continente per raccontare il disastro che nessuno poteva immaginare, un monumento in calcestruzzo che era il gioiello della nostra architettura e ingegneria crollato perché nessuno l'ha curato, come ha detto l'ex procuratore di Genova Francesco Cozzi che sino all'anno scorso, prima di andare in pensione, ha coordinato personalmente le indagini dei finanzieri del Primo Gruppo e dei due pm, il giovane Walter Cotugno, e l'esperto Massimo Terrile che durante l'udienza preliminare ha parlato per undici giorni di seguito. Il pm che ha vivisezionando e inchiodando alle loro responsabilità gli imputati, soprattutto puntando il dito contro il presunto colpevole più importante, l'ex ad di Autostrade Giovanni Castellucci, quasi un intoccabile, che non poteva non sapere.

Gli avvocati dei più importanti studi legali d'Italia che difendono gli ex vertici di Aspi giorni fa quando appresero che Terrile al compimento dei settanta anni dovrà andare in pensione si erano subito interessati: "Quando compie i settant'anni?" A confermare che temono il solido impianto accusatorio costruito da un capace e lucido pubblico ministero, che ha inciso nella memoria tutti gli atti delle oltre 400 pagine del dossier delle indagini. Terrile compirà gli anni della pensione a novembre del 2024 ma appare molto sereno, "il mio lavoro è in buone mani" ha detto indicando il suo socio Walter Cotugno.

Ma Terrile si è già portato avanti con il lavoro: le undici udienze in cui ha sciorinato con portamento fiero e quasi teatrale senza soste le carte dell'accusa, citando nei dettagli le perizie degli incidenti probatori che svelano che la pila crollata, la nove, doveva essere curata, sono a tutti gli effetti anticipi del processo.

Processo che vedrà in scena, davanti al tribunale, anche la protesta dei giornalisti a cui non basta, come disposto dal giudice Lepri, poter filmare e fotografare per dieci minuti in una delle quattro aule approntate per il processo. "No al bavaglio e vera libertà di stampa" urleranno i cronisti che si oppongono all'assunto che le telecamere potrebbero rendere il processo uno "spettacolo".

Per accogliere tutte le persone interessate visto che il processo è a porta aperte oltre alla tensostruttura dove si tiene il dibattimento ci saranno collegati in video altri due locali all'interno del tribunale (salà Borrè e l'aula magna) e poi un'aula distaccata in via del Seminario, a cento metri di distanza. Al di là di giudici, avvocati e periti, chi arriva prima si siede.

L'udienza di oggi serve per decidere dove trasferire le macerie del ponte, in modo da liberare l'area in cui si trovano tuttora sotto sequestro.

Poi ci sarà spazio e tempo per i legali degli abitanti e dei commercianti del Comitato Zona Arancione che insieme a Assoutenti chiederanno che almeno altre 200 parti lese possano unirsi alle 330 parti civili già costituite nell'udienza preliminare per essere indennizzati. "Siamo qui perché il Decreto Genova ci ha escluso dai risarcimenti" hanno spiegato a Primocanale da Certosa, la zona della strage ora disseminata di saracinesche abbassate.

La lunga fila di parti civili non spaventa Aspi e gli altri indagati, anzi: perché più passa il tempo e più l'incubo della prescrizione diventa meno impossibile, almeno per i reati meno importanti. Ma il giudice Lepri, nel palazzaccio stimato da tutti, è noto non solo per la sua proverbiale eleganza, e la somiglianza giovanile con l'attore Hugh Grant, ma anche per per essere risoluto, tosto: incarterà il lavoro, le richieste, e se le porterà a casa, dove le studierà senza rubare tempo all'udienza. Ci si rivedrà a settembre.

A conferma dell'importanza del processo anche l'ordinanza con cui è stata chiusa la viabilità e i posteggi a via Bosco, a una strada adiacente al tribunale.

Dopo questa udienza, che potrebbe protrarsi sino al tardo pomeriggio, come detto, il processo si fermerà sino a metà settembre quando il calendario delle udienze inizierà a correre con tre udienze alla settimana. Obiettivo: arrivare al verdetto entro fine 2024, per evitare prescrizioni e garantire alle famiglie delle 43 vittime, la presenza sino alla fine del pm Terrile, il mastino che ha messo in un angolo i capi di Autostrade per l'Italia.

Autostrade che potrebbe puntare la difesa sul fatto che nessuno poteva sapere che la pila nove, quella che ha provocato il cedimento, era ammalorata da poter crollare: "Ogni pila è stata costruita in modo diverso, lì c'è stato un errore di costruzione", e la prova che nessuno sapeva della pericolosità, sosterranno i legali di Aspi, è nel fatto che sino alla sera prima sul ponte vi lavoravano degli operai di Autostrade per l'Italia.

Qualcuno ha ventilato anche la possibilità che i difensori degli imputati possano chiedere lo spostamento del processo in altra sede, la legittima suspicione, perché Genova è troppo coinvolta emotivamente, ma l'ipotesi sembra lontana e priva di speranza: la tragedia del crollo di Ponte Morandi ha colpito e suscitato sdegno non solo a Genova ma in tutto il mondo perché su quel ponte che univa l'Italia potevamo esserci tutti.

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