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Attualità

Un'analisi effettuata dal comitato ha evidenziato l'impatto che avrebbe l'opera sulla città
3 minuti e 58 secondi di lettura
di Andrea Popolano

Da una parte il pericolo legato al rischio esondazione del torrente Bisagno, dall'altra la presenza di agenti inquinanti. Sono questi i due elementi critici segnalati dal Comitato Porto Aperto in relazione alla costruzione del tunnel subportuale. Il tutto è emerso in seguito a un'analisi effettuata da parte dello stesso comitato sull'impatto che avrebbe l'opera sulla città.

Gian Mario Bolognini, vice presidente del Comitato Porto Aperto spiega: "In caso di esondazione del torrente rischiano di morire migliaia di persone, abbiamo visto cosa succede con le ripetute bombe d'acqua. L'altro elemento critico poi riguarda la presenza di attività inquinanti nell'area vicino al tunnel, parlo di tutta la cantieristica navale e della fonderia di zinco che invece dovrebbe stare in aperta campagna. Bisogna considerare le bocche di entrata e uscita del tunnel insieme a quelle di areazione e all'inquinamento prodotto dalle auto che passerebbero nel tunnel, i filtri non sarebbero sufficienti". Bolognini sottolinea l'importanza che ricopre la Sopraelevata. "Va mantenuta a tutti i costi, se il tunnel si blocca perché si allaga o per qualsiasi altro problema Genova rimane bloccata da Est a Ovest".  

No al tunnel subportuale fino a che siamo in tempo

Lo studio del Comitato Porto Aperto

Rischio inquinamento - L'analisi del Comitato Porto Aperto spiega che il tunnel sorgerebbe dove si svolgono attività di riparazione e refitting navale, settori ritenuti dal report "noti per l’emissione di inquinanti ambientali". Una campagna di monitoraggio ambientale condotta su incarico del Comitato Porto Aperto ha evidenziato livelli elevati di metalli pesanti nell’aria, con concentrazioni di cadmio, cromo, mercurio, nichel, rame, zinco, manganese e alluminio superiori ai limiti ammessi in altri Paesi e ai parametri scientifici riconosciuti. L'analisi ha evidenziato la presenza di inquinanti legati alle lavorazioni navali, in particolare ossidi di azoto e polveri sottili. Per questo il Comitato Porto Aperto considera fondamentale valutare e rimuovere ogni possibile ostacolo prima dell’apertura del nuovo tunnel, per garantire la massima tutela della salute dei futuri utenti dell’infrastruttura.


Rischio esondazione Bisagno - Nella sua analisi il Comitato Porto Aperto ha ricordato una serie di eventi naturali che hanno coinvolto nel passato Genova come l'alluvione del 1970 ma anche altri episodi più recenti che hanno colpito altre aree italiane ed europee come l'alluvione di Valencia dell'ottobre del 2024. I fotogrammi storici riportati nel report mostrano l’ingente quantità di detriti trasportati dai corsi d’acqua, che spesso si accumulano contro strozzature naturali o artificiali. Situazione analoga riguarda gli imbocchi dei tunnel dove i detriti potrebbero ostruire il passaggio favorendo, secondo l'analisi del Comitato Porto Aperto, possibili allagamenti.

Nel report si cercano anche delle soluzioni: una di queste prevede la chiusura temporanea del tunnel sub-portuale al traffico veicolare in caso di allerta meteo, tramite barriere e semafori, come avviene in altre città. Questa misura però sarebbe attuabile solo mantenendo nella sua interezza la sopraelevata (ad oggi il progetto di Autostrade per l'Italia prevede la demolizione della prima parte lato Foce), poiché il tunnel non potrebbe garantire sempre la viabilità necessaria. Il rischio sarebbe una grave congestione del traffico, simile a quella vissuta da Genova dopo il crollo del Ponte Morandi, con pesanti ripercussioni per cittadini e attività economiche.

Il progetto del tunnel subportuale

Di recente il Comune di Genova ha dato il via libera alla modifica del piano urbanistico comunale che ha spostato più verso Nord l'uscita e l'ingresso del tunnel dal lato della Foce. Durante la commissione che si è svolta nella sede storica dell'Aci l'11 novembre è emerso come il progetto del tunnel preveda la demolizione della sopraelevata. Una scelta che ha scatenato non poche polemiche. La decisione di realizzare il tunnel subportuale venne presa dalle istituzioni, nazionali e locali, come risarcimento da parte di Autostrade per l'Italia dei danni causati dal crollo di ponte Morandi. L'accordo è stato stipulato il 14 ottobre 2021 tra Autostrade per l'Italia, la Regione Liguria all'epoca guidata da Giovanni Toti, l'Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale che aveva come presidente Paolo Emilio Signorini e il Comune di Genova con l'allora sindaco Marco Bucci. Al governo c’era Mario Draghi con il ministro Enrico Giovannini a capo del dicastero delle Infrastrutture e delle mobilità sostenibili.

Ad oggi non sono ancora arrivati documenti ufficiali dello sfratto. Entro novembre del 2026, così come emerso durante l'ultima commissione, gli spazi dovrebbero essere liberati. Sempre entro il 2026 dovrebbe arrivare il bando di gara con l'assegnazione dei lavori per la realizzazione del tunnel. Nel 2024 è già partito un cantiere zero, ma si tratta di opere propedeutiche. Ma sull'opera pende il problema dei costi: si era partiti da 700 milioni, pochi mesi dopo erano già saliti a 900 milioni e ad agosto in Comune la sindaca di Genova Silvia Salis ha spiegato che "Aspi ha annunciato un ulteriore aumento dei costi di realizzazione del tunnel subportuale di Genova arrivato a costare oggi oltre un miliardo e 129 milioni".

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