
Si è conclusa oggi con successo a Genova una complessa operazione subacquea per rimuovere una maxi rete fantasma dai fondali poco fuori dal porto. La “ghost gear”, una rete di 1100 chili dispersa, era impigliata nei resti di una piattaforma petrolifera dismessa, tra i 4 e i 45 metri di profondità. All’interno della rete sono stati ritrovati resti di numerose specie ittiche (boga, castagnola rossa) e coralli. L’intervento, durato 10 giornate di lavoro, ha visto impegnati 17 subacquei del Centro Subacquei Carabinieri di Genova e del Nucleo Subacquei Carabinieri, con il supporto scientifico del WWF Italia e il supporto logistico di AMIU Genova per lo smaltimento del materiale recuperato.
Il progetto Ghost Gear
L’operazione fa parte del progetto WWF Ghost Gear, finanziato dalla Fondazione Segre, che mira a mappare, recuperare e prevenire la dispersione di attrezzi da pesca abbandonati nel Mediterraneo, promuovendo nel contempo soluzioni di economia circolare per le reti dismesse.
“Ogni rete recuperata è un pericolo in meno per il mare e un segnale concreto che la collaborazione tra istituzioni, mondo scientifico e il settore pesca può fare la differenza”, ha dichiarato Giulia Prato, responsabile mare del WWF Italia. “Le reti fantasma sono trappole pericolose che continuano a uccidere per anni e disperdono microplastiche: liberare i fondali dai ghost gear significa restituire un habitat sano alla fauna marina.”
Un intervento complesso ad alto valore ambientale
Le operazioni subacquee hanno richiesto una pianificazione tecnica accurata. I subacquei dei Carabinieri hanno lavorato in condizioni di visibilità limitata, procedendo al taglio e alla rimozione della rete in più sezioni, successivamente issate a bordo delle motovedette in supporto alle operazioni.
“È stato un intervento complesso e ad alto valore ambientale”, ha commentato il Colonnello Samuele Sighinolfi, Comandante del Centro Subacquei dei Carabinieri di Genova. “La sinergia con WWF ed AMIU Genova e GE.AM. ha permesso di agire in sicurezza e in modo efficace, dimostrando come la tutela del mare passi anche da operazioni di questo tipo.”
Lo smaltimento della maxi rete
Una volta sbarcata al porto, la rete è stata presa in carico da AMIU Genova, che ne curerà lo smaltimento secondo le procedure previste per i rifiuti marini. Il materiale sbarcato sarà destinato al recupero energetico, la migliore forma di valorizzazione ad oggi possibile per questa tipologia di rifiuto.
“Il corretto smaltimento di materiali di questo tipo è essenziale per chiudere il cerchio dell’economia sostenibile”, ha spiegato Tiziana Merlino, dirigente Transizione Digitale e Ecologica AMIU Genova. “Ogni recupero non è solo un gesto simbolico, ma un passo concreto verso un mare più pulito.”
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