
Una giornata di confronto a porte chiuse e oggi un'assemblea pubblica affollata che "getta le basi di una giornata di lotta comune" nei porti d'Europa. A organizzare a Genova il confronto con delegazioni sindacali di portuali di mezza Europa dal titolo "I portuali non lavorano per la guerra" è stato il sindacato Usb di cui fanno parte i portuali genovesi del Calp, da anni in prima linea contro il transito di armi nel porto di Genova. A prendere la parola nella sala del Cap di via Albertazzi delegazioni provenienti da Francia, Grecia, Paesi baschi, Cipro, Slovenia e Amburgo. La piattaforma condivisa prevede quattro punti fondamentali - spiega Francesco Staccioni dell'Usb -: lo stop del genocidio a Gaza e dell'occupazione da parte di Israele, apertura di corridoi umanitari, stop al riarmo europeo perché quelle ingenti somme vanno invece usate per la sanità, l'istruzione, i servizi pubblici e per i porti di pace, chiusi alle armi". Il documento sarà sottoposto nei prossimi giorni al vaglio del rispettive organizzazioni dopo di che diventerà pubblico ed effettivo. Alla due giorni ha partecipato anche un rappresentante del sindacato palestinese che ha portato una grande testimonianza e incitato alle lotte.
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