Politica

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Dunque la decisione è arrivata alle 19.30 di lunedì 12 dicembre. Marta Vincenzi, sindaco uscente di Genova, si candiderà alla primarie del centrosinistra. Lo ha annunciato a Primocanale, rispondendo ad alcune domande. E' il risultato logico di una vicenda illogica, quella che ha visto il primo partito di Genova tentennare di fronte a una decisione che avrebbe dovuto prendere almeno sei mesi fa, ponendosi una domanda e dandosi rapidamente una risposta. Un sindaco, se non ha commesso infamie, lo si ricandida per un secondo mandato offrendogli la possibilità di completare opere iniziate nel primo e non concluse. Se il sindaco non ha funzionato e ci sono le prove concrete del suo fallimento come amministratore, non lo si candida. Lo si "licenzia" magari con un grazie e si cerca un altro. Come? Con le primarie alle quali è bello e democratico se partecipano più personaggi che hanno voglia e coraggio di mettersi in gioco con programmi e carisma. Se lo hanno. E' autodistruttivo per un partito mettere nell'agone delle primarie un sindaco, delegando magari il compito di farlo fuori ad altri. No. La prima scelta, sì alla ricandidatura o no alla ricandidatura deve essere del partito che ha espresso il primo cittadino. Se è no, evviva le primarie.

Che cosa ha fatto il Pd genovese? Ha tentennato, ha ascoltato chi non gradisce la Vincenzi (e non sono pochi) non ha saputo con la ragione e le verifiche esaminare quello che il sindaco e  la sua giunta avevano fatto nei cinque anni di bene e di male. E su questo, decidere. Non sulle antipatie, magari avanzando la scusa di un brutto carattere che in politica non vuol dire nulla. Anzi. Nella storia ci sono statisti che hanno governato alla grande e non erano certo delle mammole.

Il pd genovese ha umiliato la Vincenzi sottoponendola a un interminabile esame finestra, nel partito, tra i circoli, sulle piazze, nel tentativo di indebolirla per poi costringerla alla resa. La Vincenzi di errori ne ha fatti eccome e qualcuno lo ha riconosciuto anche nell'intervista. Il primo, di ascoltare troppo poco i collaboratori. Allora se non li ha ascoltati vuol dire che non erano buoni. Quindi , il sindaco ha sbagliato nella scelta di qualche collaboratore. E non è, questo, un errore di poco conto. Un sindaco funziona se funziona la sua giunta in un solido lavoro di squadra. La Vincenzi ha lavorato troppo da sola e il Pd l'ha lasciata troppo sola. Non che un sindaco debba dipendere dal partito che l'ha espressa, ma farsi consigliare, saper ascoltare gli altri è un segno di democrazia e di rispetto.

Meriti della Vincenzi? Avere rotto o tentato di rompere alcune abitudini politiche  genovesi di eccessivo ascolto di lobbies che vogliono condizionare offrendo poco a vantaggio della città e del bene comune. Aver lavorato senza il becco di un quattrino in condizioni economiche tremende per il Comune. Non è facile fare senza avere i soldi per fare. E questo condizionamento finisce sia sui grandi progetti che sulle cosa quotidiane, come la manutenzione, la sicurezza, la mobilità.

Dunque aspettiamo la sfida. I candidati sono tutti validi, da Marco Doria a Roberta Pinotti, da Sassano alla Burlando, alla Arata al signor X che forse potrebbe spuntare ancora dal cilindro del Pd. Poi la vera competizione contro Musso e, chissà, l' indefinibile candidato di un centrodestra che non sa nemmeno ora sfruttare una unica occasione davvero unica.