Cronaca
Onda su onda
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Prendi un “secchione”, uno di quegli studenti che vivono per lo studio, e chiedigli di scendere in piazza a manifestare. Sii convincente perché non cederà al fascino di saltare un giorno di lezione all’Università. Ma anzi. Fagli capire che se sceglie di dedicare la propria vita alla ricerca rischia di non avere certezze fino alla vecchiaia. Riduci i laboratori didattici. Cerca di descrivere il giorno in cui lui e i tanti come lui, si ritroveranno stretti, stretti, al funerale della Cultura. “Condoglianze, ci mancherà”. E pianti al Requiem. E tutti a casa. Fallo dire a chi sa usare i congiuntivi. E magari parla lentamente e in modo deciso. Vedrai che in piazza scende eccome. Vedrai che sarà il primo a imbracciare il megafono meravigliando i compagni di corso. Urlerà forte che non è d’accordo con un decreto che, come gli hanno spiegato, uccide i suoi diritti di studente e intellettuale. Dietro di lui, in corteo, schiere di universitari. Anche meno studiosi. Forse nemmeno ambiziosi. Ma cosa importa se non hanno mai letto i libri di Moravia? E si marcia dritti, si blocca il traffico. Si canta con l’”Onda”, il movimento studentesco italiano. Per un attimo si scopre cosa significa farne parte. Pensando: “Sì, ma presto che devo andare a studiare”. Tanta fatica per convincersi e meno di un minuto per pentirsi. “No, io non c’entro nulla con quelli che hanno spaccato le vetrine” e ancora “No, io non sono un black bloc, lasciatemi andare”. Parole che il manganello non ascolta. Nemmeno l’opinione pubblica. E chi se ne frega se nei centri sociali si tengono incontri culturali, lezioni di musica, laboratori gratuiti di cinema, poesia, lingue straniere. Poco importa se chi ha devastato la città proviene da lì. “Minoranze”, si difende qualcuno. “Bugia”, la replica del Governo. E sui giornali la stessa fotografia del finanziere a terra che impugna la pistola. Fantasmi a forma di pantera nera che prendono vita dai commenti scritti a inchiostro. Accenni di tv guardati alla luce di una lampadina al neon. Pochi minuti per vedere se inquadrano anche il corteo con gli striscioni in cui splendono i nomi dei più grandi scrittori italiani. “Basta ora spengo, che domani ho l’esame”. E la prossima volta, per convincere un “secchione” a scendere in piazza, non basterà più nemmeno un decreto Gelmini.
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