Ora la squadra è fatta e il nuovo presidente è pronto per mettere in pratica quel programma che lo ha portato a una vittoria tutto sommato tranquilla. Stiamo parlando dell’Associazione degli industriali di Genova e di Giovanni Calvini, nuovo leader dalle belle speranze. Dovrà dimostrare, senza esitazione, di essere il presidente della svolta, quel giro di boa che toglierà la nebbia che avvolgeva la centrale sindacale degli imprenditori, una nebbia che ha investito negli anni passati tutti i gangli associativi, trasformando Confindustria Genova in un circolo un po’ troppo privato, dove ogni cosa si decideva in famiglia, tra amici potenti. E fuori non si sapeva nulla o quello che si sapeva trapelava grazie a qualche soffiata più o meno interessata. Calvini e i suoi uomini, consacrata ufficialmente la voglia di unità anche dal risultato del voto, oltre il 93 per cento dei consensi, ora dovranno fare. Dire, hanno detto. Promettere, hanno promesso. La città vuole i fatti perché di promesse ne ha le scatole piene. E i fatti sono politiche industriali serie, investimenti, progetti, dialogo, confronto alla luce del sole e soprattutto coraggio. Calvini o dimostra di saper fare questo, di cambiare la mentalità di molti associati, oppure diventerà un “giovane” imprenditore che di giovane ha solo l’abito, ma sotto ragiona e opera con lo stile della vecchia borghesia famigliare genovese, produttrice di Bot invece che di macchine. Lo chiariranno le sue prime scelte.
Cronaca
Attendendo la rivoluzione di Calvini
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