Cronaca
G8, intervento D'Ascola su responsabilità di comando
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La formula ambrosiana del "non poteva non sapere" nega "l'accertamento del giudice" e la pregnanza probatoria: verte tutto sulla cosiddetta responsabilità di comando l'intervento pomeridiano di Nico D'Ascola, difensore del capo dell' Anticrimine Francesco Gratteri, ai tempi del G8 direttore dello Sco, uno degli imputati per i fatti della scuola Diaz. Ricordando le due sentenze della Corte costituzionale sull'ignoranza della legge penale e sull'addebito soggettivo della responsabilità, D'Ascola ha sottolineato come per attribuire un reato "si debba provare una contribuzione volontaria e consapevole. Intenzione e consapevolezza determinano il dolo". Sul punto, D'Ascola ha ricordato la sentenza Sommers, già citata dai pubblici ministeri: "La Cassazione, in quella sentenza, disse che la responsabilità penale era determinata da un ordine. Non è il nostro caso. E l' indeterminatezza legislativa non significa indifferenza probatoria del giudice".
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