Politica

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Ci stanno spiegando che il prossimo Presidente dell’Autorità Portuale di Genova dovrà portarci in Europa. Va benissimo; anche se - francamente - avevamo l’impressione di esserci già, in Europa. Magari, pensavamo che per restare europei avessimo bisogno di una discussione pubblica un po’ meno a “effetti speciali” di quella che in questi giorni ci sta travolgendo tutti. Visto che mancano solo le ragazze pon-pon, poi la carnevalata degli spot e del marketing d’immagine sarebbe completa.

Alla faccia della trasparenza, per un confronto concreto sui problemi. Perché di problemi il nostro scalo, prima impresa cittadina, ne ha non pochi. Che non possono essere illusi con fughe in avanti, atteggiandosi a “rana che vorrebbe spacciarsi per un bue” davanti al modello inavvicinabile dei porti atlantici.

Problemi che meritano ragionamenti più seri, partendo dalla premessa che la gara con la portualità del Nord Europa è fuori dalla nostra portata e che il mach si gioca tutto sullo specchio d’acqua che ci sta di fronte: il Mediterraneo. Almeno per ora.

Se tornassimo al sano senso comune, allora apparirebbe subito in tutta la sua evidenza quale è il vero confronto competitivo. E che i nostri veri concorrenti, tutti affacciati sul mare Mediterraneo, sono molto più avanti di noi. Infatti Valencia prevede entro il 2015 di essere in grado di movimentare 6,5 milioni di container, Barcellona almeno 6 e Marsiglia tra i 5 e i 5,5.

Mentre francesi e spagnoli si stanno dando da fare a tutta birra, noi come siamo messi? Non bene.

Se anche si finissero i tombamenti a Calata Bettolo e il VI° Modulo, non potremmo superare la soglia dei 3,5 milioni di teus (l’unità di misura del traffico containerizzato).

Dunque, bisognerebbe capire dove le troviamo le banchine per il rimanente 1,5/2 milioni di container che ci consentirebbero di restare in pista. Mantenere il nostro rango di porto rilevante nello scacchiere Sud-europeo.

Un obiettivo che non richiede proclami mirabolanti ma serie azioni concrete. Ad esempio dare attuazione a quel Piano Regolatore che dal 2001 continua a fare polvere negli scaffali, dove lo ha relegato la megalomania di chi prometteva magie inutili. Poi, visto che dalla stesura e dall’approvazione di quel programma realistico sono passati sette anni, domandarci quali obiettivi possono essere calendarizzati per andare avanti con nuovi programmi altrettanto realistici.

* Console della Compagnia Pietro Chiesa