cronaca

L'ex sindaco di Genova ricorda il 4 novembre del 2011 e ripercorre questi dieci anni tra processi e dolore
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"Quel giorno la mia vita è completamente cambiata”: Così Marta Vincenzi sindaco di Genova nel novembre del 2011, quando la città fu devastata dall’alluvione che fece esondare Fereggiano e Bisagno, provocando la morte di quattro donne e due bambine piccole, racconta quelle ore con momenti di grande emozione, in un’intervista esclusiva a Primocanale.

Il 4 novembre segnò per la Vincenzi l’inizio di un lungo periodo, dieci anni, di processi conclusi con una condanna patteggiata a 3 anni per omicidio e disastro colposi, e l’affidamento ai servizi sociali. Dieci anni di una storia giudiziaria che, per molti versi, ha anche inciso sulla politica in generale e da quel momento ha fatto scattare la rivoluzione nel sistema delle allerte in vigore oggi.

“Un terribile 4 novembre. E’ cambiata la mia vita e purtroppo hanno perso la vita troppe persone. E’ cambiata anche la percezione del pericolo”.

Marta Vincenzi racconta quella giornata, e quel drammatico momento in Prefettura quando seppe che c’erano state sei vittime e che due di queste erano una bambina di sette e una di un anno.

“Per me l’incubo incominciò quando mi riferirono dei morti.
Ero a un vertice sull’allarme. La notizia ha cambiato tutta la mia vita. L’ha stravolta”.

Sulla vicenda giudiziaria Marta Vincenzi non entra, ma racconta questi dieci anni. “Li ho vissuti malissimo, come chi non ha intravisto nella lunga vicenda la capacità e la possibilità di vedere riconosciuti gli elementi veri che hanno determinato i fatti. Oltre la pena enorme e il dolore che mi accompagnerà per sempre, si aggiunge la rabbia di chi non vede riconosciute le proprie ragioni e crede che la cosiddetta verità giudiziaria a volte non coincide con la verità oggettiva”.

“Ho cercato di trovare le risorse per andare avanti perché chi una famiglia deve farlo. Non volevo farmi annullare, Ho provato a andare avanti”.
La sua carriera politica fu troncata. Le è mancata la politica in questo periodo?
“Smettere la politica mi è costato, ma non ho mai pensato che la mia fosse una carriera. Mi è mancata la possibilità di prendere la parola nello spazio pubblico. Mi sono sottratta a quello che avrei potuto fare. Perché chi ha vissuto una vicenda come la mia credo debba appartarsi”.