cronaca

Viaggio nel dopo lockdown della Nostra Signora Assunta 1909 di Molassana fra bocce, cirulla e farinata calda
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La Società Operaia Cattolica Nostra Signora Assunta 1909 di via San Felice, sulle alture di Molassana è da oltre 110 anni un punto di aggregazione degli abitanti di quella parte di Valbisagno: una comunità messa in ginocchio dal Covid e che ora riapre grazie ai vaccini e al green pass, come racconta Anna Gegoli, presidente della società, "qui di no vax non ne abbiamo" precisa senza nessun intento polemico nei confronti di chi non si vuole vaccinare.

Il covid anche lì ha stravolta le abitudini:
"Per due anni è stato quasi chiuso tutto, niente bocce, nè gioco delle carte, è stata dura, molti anziani sono stati da soli in casa, ma gradualmente stiamo riprendendo, abbiamo 180 iscritti, quasi tutti della zona o della Valbisagno, di Struppa, di Prato. Qui si gioca a carte, si fanno cene, la prossima sarà a base di Paella".

La Gegoli stringe fra le mani il libro che scritto per celebrare i i 110 anni di via della società: "Li abbiamo festeggiati due anni fa - spiega la donna - con una festa durata un anno, è venuto anche il sindaco e abbiamo presentato il libro".

Al fianco della Gegoli ecco Emilio Casella, ex storico presidente
che assicura "non esiste nessuna rivalità fra la nostra società cattolica e il vicino circolo Sertoli del comunista Giordano Bruschi, il partigiano Giotto, un'icona della Valbisagno. Abbiamo ottimi rapporti con il Sertoli e Bruschi è per noi una grande persona".

Casella poi ricorda: "I mie nonni e gli zii mi raccontarono che qui 110 anni fa c'erano solo contadini e fasce con gli orti, la società era nata come società di mutuo soccorso per aiutare a fare le visite mediche i contadini, la strada che arriva sino al Bisagno allora non c'era, è nata nel 1958. Riusciamo ad andare avanti con il volontariato e qualche offerta come quella della Banca Passadore che un paio di anni fa ci ha aiutato quando si è scoperchiato il tendone del bocciodromo".

Fra i soci della società anche Fausto Costigliolo, un tassista novantenne in pensione da trent'anni che nel ricordare il suo lavoro, "era duro, si lavorava dalla mattina alla sera", rammenta di una rapina subita: "Il cliente mi fece fermare e mi disse che doveva aspettare la mamma, poi mi colpì alla testa con una cintura da sub che ritrovai il giorno buono nella macchina, e dopo la rapina fuggì a gambe levate".