cronaca

"Il Governo fermi la vergogna e l’umiliazione di servitori dello Stato costretti a consumare pasti da asporto o panini in condizioni di fortuna"
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Il Governo fermi la vergogna e l’umiliazione di servitori dello Stato costretti a consumare pasti da asporto o panini in condizioni di fortuna, senza alcuna garanzia di sicurezza, salubrità e igiene e in assenza di qualsiasi decoro". A dichiararlo è Fabio Pagani, segretario regionale della Uilpa Polizia Penitenziaria.


"Appare come una forzatura interpretativa e che impedisce l’accesso alle mense obbligatorie di servizio agli appartenenti alla Polizia Penitenziaria – come agli appartenenti alle altre Forze dell’Ordine – sprovvisti di green pass, il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ha disposto che vengano loro distribuiti generi da asporto, spesso un paio di panini, due frutti, una bottiglietta d’acqua - prosegue Pagani -. Il problema aggiuntivo è che non sono stati predisposti locali idonei alla consumazione dei pasti, cosicché i malcapitati si devono arrangiare come possono e, temiamo, al di fuori dei protocolli anti-Covid”. 

E ancora: "Poniamo fine a questo scempio, le immagini di Genova Marassi e di Sanremo sono vergognose, mentre ad Imperia ci dicono che non avendo spazi, i colleghi non vaccinati mangeranno in piedi nei pressi delle sezioni detentive - Ricordiamo, infatti, che la mensa è obbligatoria e che gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria sono trattenuti in servizio ben oltre le sei ore giornaliere e non possono allontanarsi dal luogo di lavoro. Così come non va dimenticato che la durata della pausa, durante la quale trovare anche un frugale ristoro, non può eccedere in tutto i trenta minuti. Ribadiamo, altresì, che così facendo gli ammessi alle mense e coloro da esse banditi perché sprovvisti di green pass vengono separati per meno di venti minuti, ma lavorano ugualmente gomito a gomito, senza distanziamento e talvolta in automezzi blindati prossimi alla rottamazione e con aerazione insufficiente per otto e più ore”. Pensiamo sia dunque interesse di tutti trovare soluzioni adeguate, ragionevoli e che non espongano gli operatori a discriminazioni e rischi e gli stessi responsabili periferici dell’Amministrazione penitenziaria a risvolti anche penali. Chi ne risponderebbe, per esempio, – conclude Pagani – se a un poliziotto penitenziario succedesse qualcosa durante la consumazione del pasto sotto un portico o in un piazzale esposto al sole come sta avvenendo in questi giorni?”