cronaca

L'appello di Emmanuel fratello di Henry è quello di non far finta di niente
1 minuto e 54 secondi di lettura
"Dopo tre anni siamo ancora prigionieri di Autostrade, siamo nelle mani del boia, di chi ha giocato con le nostre vite per anni". Così Emmanuel Diaz, fratello di Henry, una delle 43 vittime del crollo di Ponte Morandi a Primocanale commenta l'editoriale firmato dall'editore Maurizio Rossi e dal direttore Matteo Cantile.


Un anno dopo il ponte dei record la Liguria si ritrova più isolata di prima



Uno sfogo molto amaro a pochi giorni dal terzo anniversario del crollo, avvenuto il 14 agosto 2018, e a 12 mesi dall'inaugurazione del nuovo viadotto Genova San Giorgio. Proprio lì sul viadotto il 3 agosto di un anno fa Emmanuel e sua mamma furono gli unici parenti presenti. 


"Non è vero che il crollo del Morandi ormai è alle spalle siamo ancora coinvolti completamente in questa tragedia - spiega Emmanuel - perché il ponte Morandi ha dato inizio a tutte le scoperte, il ponte Morandi ha dato inizio a questa ulteriore situazione di degrado, di dolore, a questa situazione dove siamo prigionieri del gruppo Atlantia".


"A me piace a ricordare molto le sentenze perché già le sentenze ci permettono di capire com'è la realtà che stiamo vivendo - sottolinea - ricordiamoci che il giudice del riesame li ha definiti persone senza scrupoli, stiamo parlando di persone che hanno giocato con le nostre vite, ci hanno uccisi più volte e hanno continuato a giocare con le nostre vite e ancora oggi è così".


"Ricordiamoci che in Liguria esiste un viadotto decente e poi tutti gli altri sono da ripristinare quindi non è che stiamo parlando di ripartenza, stiamo parlando del fatto che siamo ancora prigionieri loro e siamo ancora nelle mani del boia: sono ancora loro ad avere la concessione, ancora una volta lo Stato italiano non ha agito nei loro confronti con la giusta misura, ricordiamo che continuano queste persone ad arricchirsi, non hanno abbassato i pedaggi e neanche ripristinato la rete autostradale".


Di fronte al caos autostradale e alla mancanza di certezze per il futuro l'appello di chi ha perso un fratello nel crollo del Morandi è quello "di non far finta di niente, perchè non si parla di giorni o settimane ma di almeno 5/10 anni di cantieri".