cronaca

Uno dei nodi è quello della prescrizione
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Non solo in politica, ma anche nelle Camere Penali italiane si discute della riforma della giustizia del ministro Marta Cartabia. "Questa riforma è frutto di un compromesso quasi impossibile e quindi i risultati non possono essere quelli che ci aspetteremmo da una riforma importante della giustizia. Questo richiede una unità di intenti e una visione condivisa che non c'è". Così Gian Domenico Caiazza, presidente delle camere penali intervenuto a Genova per i 60 anni della camera penale ligure, ha risposto su uno dei temi più caldi e di attualità politica.

"Una unità che manca come dimostra tra l'altro il fatto che non si è nemmeno concluso il consiglio dei ministri che già si sente parlare di ripensamenti, di riposizionamenti. Lo sforzo della ministra è massimo, noi lo apprezziamo ma il risultato dobbiamo vederlo con il tempo". L’evento si è svolto a Villa Lo Zerbino, con il sottotitolo "Il populismo giudiziario e gli anticorpi del sistema".

“Questo è solo uno dei tanti temi affrontati, tra gli argomenti che più ci premono ci sono anche la proposta di legge sulla separazione delle carriere e la riforma di cui si sta discutendo: è un’occasione di confronto tra noi e la stampa, perché l’enfasi dei media e l’attenzione a certi casi giudiziari richiede occasioni di confronto serene e aperte sempre più frequenti”, commenta il presidente della Camera Penale della Liguria, Enrico Scopesi. “Le prime anticipazioni sulla riforma della giustizia non sono tranquillizzanti, uno dei nodi su cui le Cameri Penali sono estremamente critici è il discorso della prescrizione, ma aspettiamo di leggerla con attenzione”.

Tra le modifiche c'è la conferma dello stop alla prescrizione dopo la sentenza di primo grado (sia in caso di condanna sia in caso di assoluzione). Inoltre, si stabilisce una durata massima di due anni per i processi d’appello e di un anno per quelli di Cassazione. È prevista la possibilità di una ulteriore proroga di un anno in appello e di sei mesi in Cassazione per processi complessi relativi a reati gravi (per esempio associazione a delinquere semplice, di tipo mafioso, traffico di stupefacenti, violenza sessuale, corruzione, concussione). Poi la digitalizzazione per accelerare i procedimenti, il rinvio a giudizio solo quando gli elementi acquisiti consentono una “ragionevole previsione di condanna”, l'inserimento di un nuovo mezzo di impugnazione straordinario davanti alla Cassazione, per dare esecuzione alle sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo.

Sarà necessario un secondo confronto su questo tema molto delicato. Anche perché Francesco Pinto della Procura della Repubblica a Genova avverte: “Bisogna avere attenzione che queste riforme siano coerenti e che si appoggino su mezzi e strutture opportune per poter camminare, altrimenti sono solo delle declamazioni”.

Ma intanto le attività giudiziarie e le occasioni di incontro dal vivo sono finalmente riprese, dopo un lungo periodo di stop dovuto al Covid, come testimoniato dal presidente del Tribunale di Genova Enrico Silvestro Ravera: "Da marzo dell'anno scorso non è stato possibile svolgere in aula le udienze in presenza a causa degli apparati di ventilazione non adeguati, spero entro ottobre di riaverle anche perché siamo dovuti emigrare dal Porto Antico all'Università e grazie ai luoghi della città siamo riusciti a svolgere una buona percentuale delle udienze programmate".