cronaca

I volatili esotici, arrivati come stravaganza da amatori, hanno colonizzato la Superba
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La prima volta che a Genova si parlò del pappagallo verde, fu in occasione di uno splendido allestimento di Luca Ronconi del lavoro teatrale di Arthur Schnitzler, per lo Stabile, intitolato appunto “Al Pappagallo Verde” e presentato in dittico con “La contessina Mizzi”. Da qualche anno invece il volatile sudamericano è passato dal palcoscenico alla realtà: alcuni esemplari, arrivati una ventina d’anni fa nelle voliere dei facoltosi ornitofili di Castelletto e Albaro, riuscirono a “evadere” e a riprodursi in modo compulsivamente manicomiale, fino a colonizzare gli spazi aerei della città: non più soltanto nei quartieri originari, ma un po’ dappertutto. Chi sia pratico di Via Cecchi alla Foce, per esempio, sa che lo spazio dedicato alla scuola genovese dei cantautori è monopolizzato all’imbrunire dalle centinaia di parrocchetti e pappagallini, che assordano i passanti col loro verso stridente e – inevitabilmente – lordano le vetture sottostanti parcheggiate.

Adesso è stato avviato un censimento della più folta colonia di “immigrati” arrivata a Genova negli ultimi decenni. Oltre al Parrocchetto dal collare, a Genova si possono osservare anche altre specie di Pappagalli come le Amazzoni (in particolare Amazona aestiva) e ormai raramente il Parrocchetto monaco (Myiopsitta monachus), anch’essi fuggiti dalla cattività.
Il censimento scatta per iniziativa dell’amministrazione comunale genovese, con la collaborazione del Museo di Storia Naturale “G. Doria”, del Dipartimento di Scienze della Terra dell'Ambiente e della Vita dell’Università di Genova (DISTAV) e dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente Ligure (ARPAL).

Il programma si avvarrà anche dell’aiuto dei cittadini: chi avvista pappagalli nel territorio del Comune di Genova può infatti inviare la segnalazione a un indirizzo di posta elettronica creata appositamente (). Si richiede di indicare innanzitutto il luogo, la data e l’ora e la foto dell’avvistamento. Si possono lasciare nome e indirizzo di posta elettronica.

I dati raccolti, una volta validati dagli esperti, confluiranno nell’Osservatorio della Biodiversità Ligure – Li.Bi.Oss., una banca dati regionale gestita dall’ARPAL, accessibile liberamente da qualsiasi utente.

"Il Comune di Genova – sottolinea l’assessore all’Ambiente Matteo Campora – ha promosso questa importante ricerca scientifica per acquisire un'adeguata conoscenza della biodiversità nel proprio territorio attraverso la collaborazione con il Museo di Storia Naturale, Arpal e l'Università di Genova (DISTAV). Un progetto che per la sua riuscita avrà bisogno del contributo di tutti i cittadini genovesi”.