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Quattro morti in un mese e le ragioni della battaglia portata avanti da Primocanale
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E' dal 2013, prima come membro della Commissione Trasporti del Senato e ora come editore di Primocanale, che lotto contro il nostro sistema autostradale. Da parlamentare ho presentato interrogazioni (senza risposte da parte dei Ministri) che denunciavano i rischi del Ponte Morandi, così come come il fatto che le gallerie ed il sistema autostradale ligure era “fuori dalle normative di sicurezza europea”. Ora, come editore e coinvolgendo l’intera redazione di Primocanale, denuncio quotidianamente, con interventi in video e articoli sul sito, le vergogne che viviamo ogni giorno.

Caos Autostrade, l'editore di Primocanale Rossi: "Un quadro drammatico in Liguria per i prossimi 5 anni" - IL VIDEO

I quattro morti in un mese sulle autostrade liguri sono la dolorosa punta dell’iceberg. L’ultimo ieri sera in A26, dove a perdere la vita è stato Paolo Scerni, 46 anni, figlio di Gianni, ex presidente del Genoa e figura di spicco nel panorama dello shipping genovese. Un bilancio tragico, che non può essere banalmente ricondotto alla fatalità o all’imperizia di automobilisti e camionisti.

Oggi, percorrere un tratto autostradale ligure, equivale ad un’autentica roulette russa, da dove può partire un colpo fatale in qualsiasi momento. E il paragone, per quanto forte e choccante, non è un azzardo. Primocanale è da tempo impegnato sul campo di una battaglia condotta in prima linea contro una gestione sciagurata dei cantieri, dove vengono svolti lavori forse indispensabili per la sicurezza ma SOLO perché non sono stati effettuati con regolarità e costanza negli anni precedenti. E senza un calendario preciso ed informazioni dettagliate sulla durata pluriennale dei lavori stessi.

Questo è il motivo principale per cui in autostrada in Liguria si rischia di morire perché cade un ponte, perché crolla un pezzo di galleria, perché si stacca un pannello fonoassorbente, perché ci sono decine di scambi di carreggiata, perché ci sono le corsie uniche. Si può rischiare di morire anche sotto i viadotti autostradali, perché si staccano e volano pezzi di lamiere durante gli interventi di manutenzione. Quella manutenzione che è stata trascurata per anni e anni, a fronte di introiti esorbitanti ed utili miliardari agli azionisti, frutto di una concessione scandalosa, penalizzante per i cittadini e lo Stato.

La gente ha paura, telefona in diretta dal mattino alla sera durante le trasmissioni di Primocanale per testimoniare situazioni di code, pericolo, incuria. E spesso, dopo ore trascorse in fila, sotto il sole o in galleria, si pagano i pedaggi come se nulla fosse accaduto. Il danno e la beffa.

Adesso si pensa addirittura di dare 8 miliardi di euro di Cassa Depositi e Prestiti, quindi soldi pubblici dei cittadini, agli azionisti di riferimento di Atlantia, la famiglia Benetton, per uscire da Autostrade. Primocanale descrive da mesi, da anni questa situazione di totale trascuratezza e quindi oggi ribadisce il NO ad una “soluzione” del genere. Noi diciamo NO a tutto questo. E continuiamo a urlare la nostra rabbia e ad esternare il sentimento di chi, come i nostri telespettatori e i nostri lettori del sito, ci accorda la propria fiducia per non vederci arretrare di un millimetro. Al di là delle dinamica di ogni singolo schianto, infatti, percorrere i tratti autostradali della nostra regione equivale appunto ad una vera e propria roulette russa, a causa dello “slalom” tra i cantieri che devono percorrere i mezzi per raggiungere, sempre con molto ritardo sui tempi previsti, le rispettive mete di destinazione.

Poche ore prima di quest'ultimo scontro mortale costato la vita a Paolo Scerni, l'inferno era scoppiato anche sulla A10, fra Albisola e Celle Ligure, dove a causa di uno scambio di carreggiata un'auto si era scontrata con un tir che proveniva in senso opposto: il bilancio riferiva di una donna trasferita in codice rosso all'ospedale. Oggi è giunta la notizia della sua morte. Era culminato in tragedia anche l'incidente avvenuto il 10 marzo, sempre sulla A10, all’altezza di Vesima: un cinquantenne si era trovato davanti all'improvviso la coda provocata da un restringimento di carreggiata in direzione dello svincolo per la A26 ed era finito sotto un tir fermo, morendo sul colpo. Era un tecnico Vodafone di Mondovì, con moglie e una figlia piccola. Appena sei giorni prima, il 4 marzo, sempre sulla A10 a Ceriale, a perdere la vita era stato un uomo polacco a bordo di un tir, che forse a causa di un malore era finito nell'altra corsia schiantandosi contro un altro mezzo pesante. Un incidente che aveva paralizzato la A10 per oltre dieci ore.

Un bilancio orribile, ma un bilancio non casuale. Un bilancio tristemente prevedibile. Dalla roulette russa prima o poi parte un colpo letale. E può colpire chiunque. Come testimoniano tragicamente i 43 morti di Ponte Morandi in attesa di giustizia mentre altri continuano ad accumularsene sotto le macerie di una gestione ignobile delle NOSTRE autostrade.

*Maurizio Rossi Membro della Commissione Trasporti del Senato XVII Legislatura e Editore di Primocanale