Il nuovo governo guidato da Mario Draghi, dopo avere ottenuto la fiducia sia al Senato che alla Camera, è adesso pienamente operativo. E, non a caso, una delle prime emergenze che dovrà affrontare, finita la luna di miele con il Parlamento, sarà quella relativa alla scadenza del blocco dei licenziamenti, prevista a fine marzo. "Non a caso" perché il tema del lavoro - accanto ovviamente a quello della salute - è il più direttamente interessato dalle conseguenze della pandemia da covid 19. Che è drammaticamente "democratica" e non fa sconti ad alcuno. Ma ancora meno a chi vive di cultura, sia essa quella cosiddetta alta dei musei e delle mostre che quella più legata al mondo dello spettacolo e dell'intrattenimento.
E proprio i lavoratori di questo settore si preparano a tornare in piazza, ad un anno esatto dalla chiusura, in molti casi ad oltranza, di teatri, cinema, musei e quant'altro. Lavoratori a volte guardati con un po' di snobismo o con diffidenza dagli altri, utilizzatori ad intermittenza dei frutti della creatività altrui. Vuoti che all'apparenza si possono riempire ubriacandosi di televisione, di video, di navigazioni a vista nel mare magnum della rete internet.
Ma si tratta di una compensazione illusoria. Come ha spiegato bene nella nostra trasmissione Oltre Tutto lo psichiatra Crepet, il coronavirus sta spazzando via un bene prezioso della nostra esistenza: l'empatia, ovvero la capacità di coinvolgere emotivamente l'altro con un messaggio in cui lo stesso è in grado di immedesimarsi. E' un qualcosa che stiamo perdendo, anche e soprattutto perché abbiamo perso il contatto ed i contatti che, al di fuori della nostra schiera personale di parenti ed amici, altri soggetti, appunto coloro che fanno spettacolo e cultura, sanno trasmetterci attraverso la creatività e l'arte.
Ecco perché stavolta lo sforzo che dobbiamo fare tutti è essere noi empatici con loro. E quindi scendere idealmente tutti in quella piazza. Il che non significa ignorare la portata del problema della sicurezza e della salute. Ma premere affinché il nuovo govero faccia di tutto, ma veramente di tutto, per ponderare la possibilità di riaprire i luoghi di cultura ed intrattenimento, nel rigoroso rispetto delle norme.
Come lo ha spiegato, sempre ad Oltre Tutto, l'artisticamente grande e umanamente sensibile Neri Marcorè: temperatura o meglio tamponi rapidi al pubblico agli ingressi, posti ultra dimezzati, disinfezione delle mani ed ovviamente mascherine. Il tutto in luoghi aerati e sanificati a dovere.
Uno sforzo enorme, ma che forse si può fare. Per salvare loro, i lavoratori dello spettacolo e della cultura. Ma anche per salvare noi. Perché il rovescio della medaglia dell'empatia evocata da Crepet è l'apatia. E questa, davvero, potrebbe annientarci come uomini e come donne.
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Spettacolo, sicurezza ed empatia: in piazza le ragioni della cultura
Pandemia e conseguenze sul mondo del lavoro il nodo cruciale del nuovo governo
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