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Se facessimo un giro per la strada e chiedessimo alle persone se sanno che cosa sia il Mes e che cosa significhi quell'acronimo (Meccanismo europeo di stabilità), con ogni probabilità non otterremmo delle risposte. E quando le ottenessimo dubito che sarebbero, in stragrande maggioranza, quelle giuste.

La materia è certamente ostica ed è, per ridurla all'osso, quella dei conti pubblici da tutelare in caso di crac. Su questo tema l'esecutivo sarebbe potuto saltare per aria, ma alla fine ha scollinato il voto parlamentare - sia alla Camera sia al Senato - nonostante le polemiche e gli scontri degli ultimi giorni. Non solo tra la maggioranza e l'opposizione, ma all'interno stesso della coalizione di governo. Con il Pd e Italia viva spesso più in sintonia con gli avversari che con il premier Giuseppe Conte. E con il Movimento 5 Stelle lacerato da un gruppo di parlamentari, poi ridottosi al lumicino (due che hanno votato contro la mozione di maggioranza e nove assenti, dei quali quattro erano giustificati), e messo alla gogna dall'opposizione "per la sua voglia di poltrone che l'ha indotto a una giravolta sul Mes".
 


Indubbiamente i grillini erano contrari anche alla sola
riforma del Meccanismo europeo di stabilità, ma strada facendo hanno maturato una posizione diversa. Per un tornaconto politico? Vero. Per impedire la caduta del governo? Di sicuro. Per un cambio di rotta rispetto all'antieuropeismo della prima ora? È certo. Perché si sono accorti che pure nel Mes può esserci qualcosa di buono? Possibile. Tutto ciò, ed eventualmente altro ancora, non autorizza a sostenere, però, che è soltanto la voglia di poltrone ad aver spinto i 5 Stelle. Per carità, ognuno è liberissimo in politica di affermare ciò che meglio ritiene, ma un pizzico di coerenza è richiesto. Ed anche un po' di memoria più lunga di una giornata.
 

Che cosa si rimproverava ai grillini fin dalla prima ora?
Sanno soltanto dire di no e non hanno alcuna attenzione verso il realismo necessario quando si governa. Se adesso i no pregiudiziali diventano dei sì e se il realismo imposto dal governare provocano dei cambiamenti di posizione, non li si può bollare con la "poltronite". Forse ha più senso ritenere che il Movimento 5 Stelle stia compiendo un percorso di crescita che lo conduce a fare delle scelte all'apparenza incoerenti, ma che in realtà, per onestà intellettuale, bisogna ritenere un ponte verso il futuro. Ovvio che le opposizioni riducano tutto ad una presunta voglia di mantenere il potere. Fanno il loro mestiere. Ma gli osservatori neutrali, o che almeno tentano di essere tali, hanno il dovere di andare oltre.
 

E dunque non si può svilire con certe accuse un Movimento
che vuole consolidarsi come forza di governo. La verità è che si stanno ponendo come un'alternativa anche per gli elettori più moderati. Prima, perseguendo esclusivamente la rottura del sistema, anche quando ciò avrebbe provocato dei danni al Paese, erano palatabili solo per gli arrabbiati. Ora, affidandosi ad un sano buon senso, tentano di apparire credibili anche agli occhi di chi li guardava di storto. Non capisco perché demonizzarli e quale danno possa esserci per la nostra democrazia.
 


Fuori da tutti i tecnicismi possibili, inoltre, c'è una constatazione
da fare: se il premier Conte fosse dovuto andare in Europa dopo una bruciante sconfitta parlamentare sul Mes, per l'Italia sarebbe stato molto, ma molto peggio. I 5 Stelle lo hanno capito e dunque meno male che c'è stata la giravolta. Che poi, a ben vedere, è quanto si chiedeva loro: superare un integralismo che porterebbe il Paese a sbattere.