Il professor Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino, nell’intervista a Primocanale ha detto alcune cose molto interessanti. (GUARDA QUI) La prima: si attiverà o si sta per attivare un servizio di assistenza a casa dei malati Covid coordinato, tra i medici di famiglia e gli specialisti del più grande ospedale della Liguria. Sarà una presa in carico reale del paziente, con assistenza anche telefonica. Ci spiega Bassetti che ha incontrato i rappresentanti dei medici di base e hanno preparato un protocollo per lavorare insieme.Lo scopo, ha aggiunto, “è di portare anche l’infettivologo del San Martino a casa del malato” vicino al suo letto o alla sua poltrona. Ha aggiunto inoltre che il vero problema è l’organizzazione dell’assistenza territoriale e che questa organizzazione va ripensata completamente e senza perdite di tempo. “Non è concepibile – ha sottolineato Bassetti - che un medico di famiglia debba gestire da solo anche millecinquecento pazienti. Cinquecento al massimo e anche questa è una cifra enorme”.
La gestione del paziente deve realizzarsi proprio con una stretta collaborazione tra medico di base e specialista dell’ospedale, con la creazione di un circolo chiuso, di un salvagente che faccia sentire i medici vicini al cittadino/paziente, pronti a consigliarlo senza il bisogno che questi finisca per forza come extrema ratio per essere curato in un pronto soccorso di ospedale. Andando così a intasare un reparto di emergenza che deve essere libero e snello nelle sue attività.
Infine da Bassetti è giunto un appello a non politicizzare la sanità, soprattutto in questo momento drammatico. Non esiste sanità pubblica di destra o di sinistra. Deve solo esistere una sanità pubblica efficiente che assiste e cura. Senza tessere di partito. Anche se le opinioni e le strategie possono essere diverse, ma potranno sempre essere messe a confronto e discusse, sia con tecnici che con politici.
Speriamo che queste parole, alle quali Bassetti ha aggiunto la speranza che i liguri siano orgogliosi della loro sanità pubblica, non siano dimenticate e che la politica cominci davvero subito a preparare questa attesa riorganizzazione.
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