salute e medicina

L'analisi del virologo dell'università di Padova
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Un lockdown a Natale? "Credo che sia nell'ordine delle cose". Ne è convinto Andrea Crisanti, virologo dell'Università di Padova. "Si potrebbe risettare il sistema, abbassare la trasmissione del virus e aumentare il contact tracing. Così come siamo il sistema è saturo", sottolinea Crisanti citando l'esempio della Gran Bretagna che ha deciso di fare lockdown durante le vacanze scolastiche.

"Via via che i casi sono aumentati, la capacità di contact tracing e fare tamponi diminuisce e si entra in un circolo vizioso che fa aumentare la trasmissione del virus. Più che misure sui comportamenti occorre bloccare il virus: tra 15 giorni non non vorrei trovarmi a discutere di 15mila casi al giorno", prosegue il virologo. "I mezzi affollati sono una situazione che favorisce il contagio. Una cosa che si potrebbe fare è obbligare i passeggeri a indossare mascherine chirurgiche e vietare l'ingresso con mascherine fai da te. Avrebbe più effetto che discutere se diminuire la capienza".

Crisanti contesta al premier Giuseppe Conte e al ministro Roberto Speranza "l'impostazione per cui le misure vengono prese per inseguire il virus e non per anticiparlo. È vero che non c'è un manuale per affrontare la pandemia, ma dalla prima ondata avremmo dovuto imparare molte cose". Per il microbiologo veneto "il tampone rapido non è lo strumento per fare sorveglianza e prevenzione. Lascia passare il 30-35% dei casi positivi, li identifica come negativi. Il tampone molecolare, se effettuato in maniera corretta, ha affidabilità elevatissima".

"Inghilterra e Germania fanno più tamponi, ma conta il criterio con cui vengono eseguiti. E' importante che siano inseriti in un sistema di sorveglianza attiva. Noi facciamo 130mila tamponi al giorno, un terzo serve alla sorveglianza del personale sanitario e un terzo alle persone infette. La sorveglianza attiva si riduce a 40mila tamponi, ne servirebbero 100mila. Ogni giorno abbiamo 5mila persone positive in più e diminuisce la quota per i tamponi di sorveglianza", aggiunge Crisanti.

"Le terapie intensive sono in ritardo di una settimana,
i morti di circa 20 giorni: con l'aumento dei contagi questi numeri peggioreranno. Forse più che le Regioni dobbiamo chiudere temporaneamente determinate aree di una regione, capire quali sono i luoghi dove ci sono più contagi. Se si generalizza si crea più danno che beneficio. Sono preoccupato per la limitata capacità che abbiamo di bloccare la trasmissione del coronavirus sul territorio. Riusciamo a mettere in quarantena solo il 5% dei positivi".

E il Comitato tecnico scientifico? Sul tema Crisanti manifesta tutta la sua sfiducia: "Il Cts manca di supporto tecnico-scientifico: è incredibile che non ci siano esperti del mondo accademico come avviene in tutti i Paesi del mondo. Invece ci sono esperti che l'epidemia l'hanno vista in televisione, non hanno visto come si combatte contro il contact tracing e gli effetti delle misure", conclude il virologo dell'Università di Padova.