economia

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Si chiama Meccanismo europeo di stabilità e il suo acronimo è Mes. Intorno ad esso, da settimane la politica dibatte se possa essere utile o no, per l'Italia, attivarlo. Cioè ottenere in prestito circa 36 miliardi da utilizzare per la nostra sanità. Questo è esattamente ciò che pensa il Pd, con il sostegno dei renziani di Italia Viva. Decisamente contrario il Movimento 5 Stelle, che sull'argomento si ritrova insieme al centrodestra. O meglio, insieme con Lega e Fratelli d'Italia, perché Forza Italia, al contrario, dall'inizio si pronuncia a favore del Mes. E lo stesso fa Cambiamo! del governatore ligure Giovanni Toti. Il quale, anzi, fra i primissimi si è pronunciato a favore del Mes.

Fin qui si è andati avanti a strappi. Ma nelle ultime ore la discussione è tornata a farsi calda, con il premier Giuseppe Conte che alla Festa dell'Unita' di Modena è sembrato compiere una timida apertura. Salvo incappare, a strettissimo giro, nel no del suo ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che continua ad essere un ascoltato esponente dei grillini.

Senza entrare nel merito tecnico della questione, che sarebbe noioso e complicato, le posizioni contrastanti si traducono in questo: il Pd e gli altri sostenitori del Mes affermano che i 36 miliardi si possono prendere senza rischiare alcunché (riforme imposte dall'Ue, arrivo della famosa Troika che a suo tempo ha messo in ginocchio la Grecia e via dicendo), mentre gli oppositori ritengono che, invece, una volta attivato il Mes sarà inevitabile trovarsi costretti a un'agenda politica ed economico-finanziaria imposta dall'Europa. Con ciò che ne consegue in termini di sacrifici e (ulteriore) perdita di sovranità.

In tutta questa storia, l'unica certezza è l'importo del Mes: appunto i 36 miliardi. Anzi, c'è un'altra sicurezza: quel denaro, se richiesto, come l'Italia potrebbe fare unilateralmente secondo quanto deciso dopo l'esplodere della pandemia Covid 19, può essere utilizzato esclusivamente per interventi sulla sanità.

Ora, si fa un gran discutere e la politica assume posizioni che appaiono in tutta evidenza, da entrambe le parti, ideologiche e, dunque, preconcette. Invece, il quesito di fondo è semplice semplice: per la sua sanità e per fronteggiare la crisi provocata dal Covid negli ospedali e in tutte le altre strutture, l'Italia ha bisogno di quei 36 miliardi? Tutto il resto è fuffa.

È inutile mettere in campo argomentazioni supplementari, il cui unico effetto è complicare la comprensione della vicenda. Se ne abbiamo bisogno, prendiamo quei 36 miliardi, miglioriamo la nostra sanità e se nel tempo ci verrà chiesto di fare qualcosa di particolare, dall'Europa, per aver utilizzato quel denaro, beh lo dovremo fare. Se i soldi non ci servono, al contrario, non arrovelliamoci più sulla questione, addirittura correndo il rischio, come a volte si sente dire, di una crisi di governo. Qualcuno di veramente esperto, però, ci deve dire che pur senza il Mes possiamo migliorare la sanità allo stesso modo.

Se, invece, la politica va avanti così, fra liti, aperture presunte e chiusure più o meno esplicite, allora bisogna ritenere che la confusione faccia comodo a entrambi gli schieramenti, ancorché sul tema siano accrocchiati in modo anomalo. Perché? Nel casino, valgono solo le risposte "di pancia". E così ogni partito può lucrare qualche spicciolo di consenso. Ma la salute degli italiani è un'altra cosa.