E' iniziata oggi, lunedì 24 agosto, la sperimentazione del primo vaccino italiano che, in caso di risposta positiva, sarà presto disponibile per tutto il paese. "Un messaggio di grandesperanza ma anche che sottolinea il grande lavoro che in questi mesi ha fatto la ricerca scientifica" spiega il professor Matteo Bassetti, direttore del reparto di malattie infettive del policlinico San Martino.
"Certo questo è solo uno dei tanti programmi attivi nel mondo, quello della Oxford University" continua il professor Bassetti e la speranza è che sia presto disponibile per tutti: " Ci auguriamo che questa fase si possa concludere entro la fine dell'anno e che i risultati siano positivi. Poi però entreremo nella fase più difficile, quella di coinvolgere le persone convincerle e vaccinarsi".
Nell'attesa del vaccino però sono già stati fatti tanti passi avanti: "Facciamo tamponi, tracciamo le persone che possono esser state a contatto con potenziali infetti, conosciamo i parametri per le terapie, sappiamo che farmaci utilizzare e quale tipo di ventilatori a seconda delle necessità. Ma soprattutto siamo in grado di intercettare le persone positive asintomatiche".
E proprio perché oggi le persone non manifestano i sintomi della malattia, spesso viene detto che il virus ha perso intensità: "Non so se questo sia vero e mi sono anche un po' stufato di sentire questa cosa" esordisce Matteo Bassetti che poi prosegue: "Mi baso sui dati e questi dicono che nei mesi di luglio e agosto ed in questi io non ho ricoverato nessuno". Non so se la malattia è diversa perché ha perso effettivamente intensità o perché noi siamo più forti ma quello che conta è il risultato finale. Adesso abbiamo i reparti vuoti e speriamo di non riempirli. Dobbiamo tornare a vivere con un po' più di serenità ma sempre con cautela".
Intanto cala l'età media delle persone che si ritrovano ad avere il tampone positivo: "Sicuramente oggi chi si contagia soprattutto restando asintomatici sono i giovani. Se si guardano le ospedalizzazioni tutte hanno riguardato persone più avanti con gli anni".
Il professor Bassetti poi invita però a fare una riflessione sugli strumenti a disposizione per limitare la diffusione del virus: “Siamo arrivati alla dittatura della mascherina. Noi abbiamo sbagliato tutto a livello di comunicazione. Abbiamo passato gli ultimi due mesi a dire alla gente che indossando una mascherina avrebbero risolto tutti i problemi. La mascherina è fondamentale ma non è l'unico presidio. Ci sono una serie di misure egualmente importanti: vaccinarsi, lavarsi le mani e il distanziamento. Mi aspettavo anche dal Ministero delle linee guida sulle vaccinazioni nelle scuole ma non c’è stata. Adesso vediamo di investire tutto nel mese di settembre, quello che porta alla campagna vaccinale”.
In vista anche dell'influenza stagionale che, con ogni probabilità colpirà come tutti gli anni, l'importanza del vaccino antinfluenzale aumenta: "Se tutti si vaccinassero sarebbe un grosso aiuto per i medici e la diagnosi differenziale. Ma lo stesso vale per le vaccinazioni pneumococciche perché le polmonite comunitarie sono la quinta causa di morte al mondo. Io ho sperato che dopo una malattia infettiva devastante come è stata il covid-19 cambiasse la cultura epidemiologica del nostro paese, cosa che purtroppo non è avvenuta" ha concluso il prof. Bassetti.
cronaca
Bassetti: “Comunicazione sbagliata sulle mascherine e nessuno parla dei vaccini: paese di ignoranti”
Neanche una malattia infettiva di così grande portata riesce a cambiare la cultura epidemiologica del paese
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