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A meno di 24 ore dalla decisione
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Meno 24 ore al nome. Quello che la pandemia non ha creato nel Pd ligure lo sta provocando la decisione da prendere in poche ore sul candidato per tentare di scalzare fra qualche settimana Giovanni Toti e la destra dal palazzo della Regione Liguria. Non hanno azzeccato un nome.

Ci hanno provato con i migliori,
dal professor Alberto Maria Benedetti, giurista di grande peso ora al Csm ad Anna Maria Furlan segretaria della Cisl, da Francesca Balzani ex vice di Pisapia a Milano al Magnifico Rettore Comanducci, raccogliendo una sfilza di No. Non male per una segreteria di partito! Alla fine di fronte agli ipotetici alleati di Campo Progressista e M5S che avevano portato il giornalista Ferruccio Sansa e il professor Aristide Massardo, hanno provato a “sparare” il nome dell’avvocato Ariel Dello Strologo facendolo bruciare malamente in poche ore. Una frana che in tempi migliori avrebbe portato alle dimissioni di tutti i dirigenti.

Il risultato è che il Pd ligure ha respinto
anche la proposta Leu-5S di candidare il giornalista de “Il Fatto” nonostante l’appoggio del vicesegretario di Zingaretti, lo spezzino Andrea Orlando. Ora si attende l’ultimo vertice, forse domani, ma i grovigli si sono infittiti soprattutto in Liguria dove il segretario regionale “Metternich” Farello annaspa. E i pd, che durante il lockdown vivevano attaccati a twitter e whatsapp come cozze al guscio, nel disperato tentativo di urlare “ci siamo!” diventano improvvisamente irreperibili: chi non risponde al telefono, chi si fa negare dalla moglie, chi è chiuso in bagno da ore, chi è troppo impegnato a guidare nel traffico caotico dell’A12, chi a cercare il lievito alla Coop, chi cuce mascherine chirurgiche e chi raccoglie le ultime fave a Apparizione. A compensare questi vuoti ci pensano i sussurratori di professione.

E allora ecco gli scenari. A Roma c’è l’accordo nazionale e ripassa il nome Sansa. Farello accetta e sa che la sua carriera si chiude. Così come quella di altri, non pochi, che a Roma sono mal sopportati e che qualcuno non vede l’ora di spazzar via. Mezzo Pd accetta di buon grado il nome del giornalista, mezzo Pd si incavola. Che cosa farà questo mezzo partito che non è d’accordo? Sta zitto e manda giù poi si vendica nell’urna. Anni fa quando venne imposta Raffaella Paita un gruppo guidato da Sergio Cofferati se ne andò via e il Pd perse le elezioni aprendo le porte della Regione ai Visigoti di Toti e leghisti. Una ipotesi del genere sarebbe devastante anche nazionalmente.

Viene inventato un nuovo nome. Chi ? Non uno sconosciuto perché vorrebbe dire sconfitta sicura e smacco triplicato. Ne circolano di assolutamente anonimi. Che ci vorrebbero alcuni anni per farli conoscere! Salta fuori Massardo che andava bene ai Cinquestelle, ma non a Leu e Pd. Massardo non è un signore malleabile, i Pd lo sanno e lo temono. Idem come sopra se ci fosse una forzatura dal Nazareno sul professore.

Ma lo scenario che di più getta nel panico i dirigenti locali e nazionali del Pd è che sul nome di Sansa ci sia un’ opposizione territoriale irremovibile e che il giornalista perda la pazienza, mandi tutti al diavolo e si candidi per conto suo, forte di un sostegno personale e magari appoggiato da Campo Progressista e Cinquestelle. L’ipotesi mette in angoscia non soltanto “Metternich” ma anche gli altri, l’archeologo Lunardon, fra’ Rossetti da Sant’Olcese financo la generalessa senza reggimenti Pinotti che qualcuno critica per essere scomparsa durante queste trattative.

C’è, infine, un’ipotetica vicenda burocratica e paradossale. Qualcuno sostiene che l’attuale direzione regionale ligure del Pd non abbia titolo per decidere in quanto non sarebbe stata rinnovata correttamente e compiutamente dopo l’uscita di Vito Vattuone e l’arrivo del successore. Cavilli che, se veri, potrebbero mettere i bastoni nelle ruote dell’arrugginito ingranaggio politico. Cioè voterebbe il candidato un organismo che non avrebbe titolo per votare….Mah…

Ventiquattr’ore di affanni mentre la “gente del partito”
spiega serenamente Alberto Pandolfo uno dei pochi che va al mercato e ascolta gli elettori, vuole solo una cosa: che si faccia presto e non si perda più tempo. E che non si tiri fuori la storia risibile dei programmi innanzitutto, ma immediatamente il nome di un candidato. Ogni candidato firma un suo programma checché se ne dica. Poi - dice il popolo Pd strastufo - si vedrà e se qualcuno in Liguria o a Roma avrà sbagliato ne pagherà le conseguenze politiche.