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A far scoppiare la polemica le lettere di cassa integrazione inviate dalla multinazione ai lavoratori annunciandogli che da lunedì 18 maggio sono a casa. Intorno alle 8.40 è partito un corteo dei lavoratori diretti verso via Cantore e quindi il centro città. Un corteo definito da lavoratori e sindacati 'passeggiata con mascherine e a distanza', cono circa 500 i lavoratori che hanno raggiunta la prefettura. In Largo Lanfranco campeggia lo striscione con la scritta: "I lavoratori non sono merce, non siamo schiavio di Mittal" e ancora "Mittal basta".
"Abbiamo deciso di rivolgerci anche alla magistratura con un esposto che nelle prossime ore invieremo alla Procura della Repubblica di Genova. Vi è un utilizzo illegittimo dello strumento della cassa integrazione, avendo le prove che gli ordini commerciali per lavorare esistono e che certificheremo alla Procura" scrive la Fiom Cgil di Genova che ha deciso di inviare un esposto alla magistratura sull'utilizzo della cassa integrazione covid da parte di ArcelorMittal.
I lavoratori si sono radunati davanti allo stabilimento con le mascherine e a distanza di sicurezza. Controlli di polizia anche davanti alla sede della prefettura di Genova in largo Lanfranco. "Abbiamo chiesto al prefetto e alle istituzioni di avere un incontro con il ministro Patuanelli e l'azienda per capire qual è il piano di ArcelorMittal", dice Alessandro Vella della Fim, mentre Antonio Apa della Uilm fa notare l'irresponsabilità dell'azienda e "l'utilizzo illegittimo della cassa Covid".
"La Fiom sottolinea un "utilizzo illegittimo" da parte di ArcelorMittal "che arriva a sfruttare la cassa integrazione per pandemia Covid-19 che nulla centra con le astratte e non veritiere ragioni dichiarate dalla azienda, sperperando soldi pubblici finanziati dagli ultimi decreti e costruendo un ulteriore risparmio economico" spiega Bruno Manganaro. Attualmente i dipendenti genovesi di ArcelorMittal sono 1001, di questi al lavoro ce n'erano 650, poi l'annuncio che per 200 di loro scattava la cassa integrazione per cinque settimane.
IL COMMENTO
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