cronaca

Maestripieri (Cisl Liguria): "Governo si attivi subito per restituire in parte quanto sottratto alla Liguria"
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Sono già oltre 13mila le domande per le casse integrazione in deroga presentate in Liguria da inizio emergenza Coronavirus. Alla data del 14 aprile sono state presentate 6.561 nella Città metropolitana di Genova, 2.773 in provincia di Savona, 2.275 in provincia di Imperia e 1.773 in quella della Spezia. In totale si parla di quasi 7 milioni di ore di lavoro e il coinvolgimento di circa 30 mila lavoratori.

Numeri della Regione che fotografano una situazione parziale destinata per forza di cose ad aumentare con il passare dei giorni in conseguenza di un lockdown prorogato dal governo fino al 3 maggio incluso (tre settimane ancora dunque).

Bar, ristoranti, commercianti varima anche grandi e piccole e medie imprese stanno facendo i conti con l'effetto virus: fabbriche ferme, serrande chiuse e incassi bloccati a zero con tasse e affitti da pagare. Le conseguenze economiche del coronavirus lasciano i segni. Il dito in Liguria è puntato sul Governo che negli ultimi giorni ha ridotto di 17 milioni di euro la quota spettanti per la cassa integrazione in deroga, così come comunicato dal ministro del Lavoro Nunzia Catalfo. Si passa quindi dalla quota iniziale del 2,48% all'attuale 2,25% per un totale di circa 65 milioni anziché i quasi 82 milioni previsti dalla prima ipotesi pervenuta. Una riduzione di risorse che hanno indotto l'assessore regionale al Lavoro Gianni Berrino a scrivere una lettera al ministro per chiedere una maggiore erogazione per i 64.635 beneficiari liguri di questa misura economica.

Questa situazione "ci fa temere per l'occupazione e l'economia della nostra Regione. Siamo preoccupati per il sostentamento dei lavoratori, ma anche per le aziende che rischiano di dover tagliare l'occupazione prima della ripresa dell'attività - spiega Luca Maestripieri, segretario generale Ligure della Cisl che aggiunge  -. Gran parte della cifra ad oggi concessa è già impegnata per le domande al momento presentate. Genova e la Liguria sono in grave difficoltà per una serie di eventi pregressi che l'Esecutivo non può ignorare. Tagliare ora i fondi per la cassa integrazione in deroga significherebbe lasciar morire un gran numero di aziende e, con esse, centinaia di posti di lavoro. Un colpo che la Liguria non potrebbe sopportare" conclude Maestripieri.

Andando ad analizzare i dati dell'emergenza economica causata indirettamente dal Coronavirus secondo uno studio effettuato Cerved Industry Forecast su quelli che sono gli impatti sul territorio. Sono i settori alberghieri, delle agenzie di viaggio, tour operator, trasporti aerei e organizzazione di fiere e convegni ma anche concessionarie auto e moto, parrucchieri e istituti di bellezza. Quelli che invece non subiranno impatti ma al contrario avranno risultati migliori sono il commercio on line, la distribuzione alimentare moderna, apparecchi medicali, specialità farmaceutiche, gas industrie medicali cantieristica, produzione ortofrutta e lavanderie industriali. 


Il modello studiato prevede una doppia previsione, la prima riguarda l'ipotesi di una emergenza fino a maggio compreso che porterebbe le imprese della Liguria a perdere nel biennio 2020-2021 un totale di 5 milioni di euro di fatturato, il secondo, ben più pessimistico una perdita di quasi 12 milioni solo nel caso l'emergenza andasse avanti fino a dicembre.

Situazioni che si ripercuoteranno per forza di cose sui lavoratori. E poi non è solo il Coronavirus dal punto vista sanitario a essere ancora un elemento semi sconosciuto. L'incertezza infatti riguarda tutto il mondo del lavoro che già a partire dalla fase 2 dovrà fare i conti con modalità di vita totalmente diverse, soprattutto se si pensa a bar, ristoranti e altre attività che per motivi di spazio e strutture non potranno garantire la piena operatività.