cronaca

La denuncia e le proposte del sindacato
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Mascherine nuove non ce ne sono più e chi le ha le deve riutilizzare più volte con evidenti rischi.E' la situazione che vive la polizia penitenziaria nelle carceri liguri.

"Per quanto riguarda altre dotazioni, si parla della distribuzione, suddividendo su sei istituti, 20mila guanti monouso, circa 100 camici e 130 occhiali protettivi - dichiara il segretario regionale del SAPPE - Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria Michele Lorenzo - una dotazione insufficiente per le effettive esigenze connesse al controllo dei detenuti e di tutta la struttura dove i circa 900 agenti di Polizia Penitenziaria liguri sono impegnati in turni continuativi h24 oltre ai servizi di scorta esterna. Con queste dotazioni – continua LORENZO – non si possono rispettare le disposizioni emanate per la salvaguardia della salute per la limitazione del rischio contagio specialmente nelle carceri dove, ad esempio, è praticamente impossibile rispettare la distanza interpersonale di un metro"

E allora accanto alla denuncia arriva anche una proposta.

"Se alla Polizia Penitenziaria mancano le mascherine allora le confezionino i detenuti nelle carceri - propone Lorenzo - si individui un carcere in ogni Regione dove si possano allestire laboratori di sartoria per la preparazione di mascherine, cuffie o calzari, sono certo, afferma, che i detenuti saranno ben lieti di collaborare e sentirsi utili in questa emergenza"

Altro argomento negativo delle carceri liguri, secondo il sindacato autonomo di polizia penitenziaria, è la scarsa disponibilità di celle per l’isolamento sanitario dei detenuti ed arrestati.

"Nelle carceri liguri le celle a disposizione per l’isolamento sanitario precauzionale sono insufficienti per questo – dichiara il sindacato - bisogna riaprire una parte dell’ex carcere di Savona, almeno 20 posti, per consentire agli arrestati di trascorrere, in osservazione protetta, la “quarantena” prima di essere condotti in carcere. In tal modo si eviterebbe il primo contatto con la restante popolazione detenuta e di conseguenza il rischio contagio".