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Giorgetti e Orlando per un "tavolo condiviso per le riforme istituzionali"
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Via libera della Cassazione al referendum richiesto dalla Lega sulla legge elettorale. La Corte con una ordinanza ha infatti dichiarato "conforme ai requisiti" della proposta avanzata dagli otto consigli regionali (Abruzzo, Lombardia, Piemonte, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Basilicata e Veneto) per "l'abolizione del metodo proporzionale nell'attribuzione dei seggi in collegi plurinominali nel sistema elettorale della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica" contenuti nel Rosatellum. Ora si deve solo attendere la pronuncia della Consulta, che si esprimerà entro 21 gennaio del 2020, in merito all'ammissibilità della consultazione popolare relativamente ai principi costituzionali.

Il primo a esultare è proprio Roberto Calderoli,
che aveva depositato il 30 settembre scorso la richiesta di referendaria: "La decisione della Corte rappresenta il Big Bang del cambiamento, la bomba atomica che esplode spazzando via tutti i rigurgiti proporzionalisti di chi vorrebbe continuare con i giochini di Palazzo". Per il senatore leghista, infatti si chiude "per sempre la fase dei giochini di palazzo finalizzati a nascite di Governi che non rispettano la volontà del popolo. Così finalmente a decidere sarà il popolo e non il Palazzo".

Non è d'accordo Stefano Ceccanti, deputato del Pd, che avverte: "Il quesito dovrà passare entro gennaio all'esame più difficile, quello della Corte costituzionale. È assai probabile che esso sia dichiarato inammissibile perché non sembra in grado di produrre una legge immediatamente operativa". Per il dem, che siede anche ai tavoli della maggioranza per le riforme, tra questa proprio quella che riguarda le modifiche da apportare al Rosatellum dopo la legge sul taglio dei parlamentari, "il via libera della Cassazione non aggiunge e non toglie nulla al dovere della maggioranza di fare una proposta di nuova legge elettorale nei tempi che sono stati indicati nel documento di intenti, ovvero il mese di dicembre. A noi spetta di lavorare seriamente in Parlamento, a partire dalla maggioranza, ma in spirito di apertura verso tutti".

Un invito a fare presto e bene,
quindi, che arriva all'indomani della seconda riunione tra i partiti del governo, che però si è arenata nella fase 'interlocutoria', quindi di stallo. Il Pd, viene spiegato, insiste per il doppio turno, la più logica e funzionale delle soluzioni possibili, e chiarisce che l'alternativa in campo - proporzionale con premio di maggioranza - può prenderla in esame solo con certezze assolute su forte selettività dello sbarramento, esplicito o implicito che sia. Sul tavolo infatti due diverse 'intenzioni' di modifica e una certa 'incertezza' sulla soglia di sbarramento, voluta e proposta da Leu, Italia Viva e M5S.

Secondo quanto trapela
, di fatto, solo Italia Viva avrebbe fatto una proposta chiara: sbarramento con percentuale alta e a livello nazionale. Mentre gli altri due 'commensali' non avrebbero, soprattutto, definito l'entità della quota e dopo applicarla. Una cosa è certa, almeno in casa dem, "il Rosatellum, fonte di assurdità dopo riduzione dei parlamentari, andrà in soffitta".

Altro tema, che rischia di diventare rovente
, è quello di allargare il tavolo degli 'aggiustamenti' alla legge elettorale, anche alle forze di opposizione. Sul tema aveva fatto un passo avanti Giancarlo Giorgetti, proponendo un tavolo per le riforme istituzionali, legge elettorale compresa. Mano testa che il vice segretario Pd, Andrea Orlando, non disdegna: "La richiesta di Giorgetti non deve essere lasciata cadere. E credo che si siano le condizioni per un sistema che garantisca la rappresentanza ed eviti la frammentazione".