Vetrate rotte, ferro arrugginito ovunque, cespugli come una selva, bottiglie infrante, vecchi sedili ammucchiati e addirittura uno scheletro di vespa in mezzo a giacigli di senzatetto: benvenuti nella storica piscina del Lido di Chiavari, datata 1938 (arrivò anche Mussolini ad inaugurarla insieme alla Colonia Fara) abbandonata da 16 anni. Una vasca di 50 metri olimpionica e, nei tempi d’oro, una vasca di servizio da 25. Accanto allo stabilimento balneare del Lido, stessa età, rinato da un bel po’ di anni.
Un pugno nell’occhio, in uno dei punti più belli della città, laddove il fiume Entella si tuffa nel mare, biglietto da visita di Chiavari arrivando da levante: la vasca resta come nuda, strappata, violentata dall’incuria e dalle intemperie: “Nel 1990 il sindaco di Chiavari, Vittorio Agostino - spiega Marco Di Capua, attuale primo cittadino di Chiavari - aveva deciso di fare una copertura mobile al posto del pallone che veniva gonfiato in inverno, ma la Provincia disse no perché la struttura è in area a rischio idrogeologico. Da qui in poi ci fu un contenzioso con il concessionario, lo stesso dello stabilimento del Lido, che lamentava perdite di acqua, mentre il Comune non voleva più pagare il riscaldamento. Nel frattempo venne costruita la piscina Ravera nel centro di Chiavari, che funziona bene. Tra una diatriba e l’altra si è arrivati a tre anni fa quando il sindaco Roberto Levaggi è riuscito a risolvere il contenzioso e quindi la piscina è tornata al Comune”.
Il problema è come far rinascere (o morire, nel caso) una struttura altamente impattante a livello visivo sulla città: “Entro la fine dell’anno intendo presentare qualcosa, relativo al rilancio, che costerebbe 4 milioni di euro. Dobbiamo decidere se usare fondi del Comune e accendere mutui, oppure usate il project financing o il leasing costruendo, nuove soluzioni finanziarie. Vorremmo una piscina aperta cinque mesi all’anno, senza coperture, con una piscina un po’ più piccola accanto, per attività come acqua gym e simili, per renderla anche più appetibile. E visto che nel 2020 scade la concessione ai bagni Lido, l’obiettivo sarebbe quello di aver una gestione unica. E siamo convinti che la nuova struttura porrebbe molto indotto di turismo sportivo”.
Rabbrividisce a queste parole Stefano Giacometti, responsabile della piscina Ravera nel centro di Chiavari: “Noi vorremmo volentieri occuparci della gestione della piscina che sorgerà, siamo certi che ci sarà margine di trattativa...”. “Un tempo qui era un paradiso - ricorda Stefano Botto, vice presidente della Chiavari Nuoto - c’erano atleti, palestre, la sede della nostra società. Oggi è uno schifo, ma se fosse riqualificata porterebbe competizioni delle federazioni che oggi si tengono a Ostia, che con tutto il rispetto, non ha nulla a che spartire con Chiavari...”.
Preoccupatissimo per il futuro della struttura anche Adriano Podestá, unico inquilino con Unione regionale dei cacciatori, insieme ai Pescatori, di una casetta di legno oltre i cancelli del Lido, in mezzo alla sporcizia, ai vetri e alle piante: “Noi qui cerchiamo di fare il possibile per pulire, all’esterno in questo degrado, ma dentro è bellissima, glielo assicuro”. Gli chiediamo se tema lo sfratto in caso di riqualificazione dell’impianto del Lido: “Siamo non preoccupati ma preoccupatissimi, perché sarebbe difficile trovare altrove un’altra sede così ampia, in centro, con i posteggi gratuito davanti". Insomma, tante facce di una vicenda che, c’è da giurarci, creerà non poche polemiche.
cronaca
Viaggio nel degrado, la piscina olimpionica di Chiavari abbandonata da 16 anni
Un pugno nell’occhio in uno dei punti più belli della città
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