politica

Dopo il pranzo in trattoria di ieri
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L’uscita di Claudio Scajola a Bavari non si può definire enfaticamente un “golpe” contro il modello di vittoria e di alleanza “uniti si vince” che porta il nome di Giovanni Toti. Sarebbe enfatica questa definizione, un po’ esaltata dal clima ferragostano della guardia politica abbassata durante il clou delle ferie. Oltre a essere una mossa fuori dai confini larghi del Ponente ligure, di Imperia, Alassio e Bordighera, dove la linea Scajola ha un po’ inopinatamente conquistato i Comuni, contro quel modello “uniti si vince”, è semplicemente un atto di politica.

Non ci siamo tanto abituati a “azioni politiche” di questi tempi di propaganda, di campagna elettorale continua, di proclami e rivendicazione di risultati e di scarsa elaborazione intellettuale. Una volta la politica si faceva, invece, con mosse da scacchiera, con spostamenti del quadro, adunate su base di scelte elaborate riflettendo su temi, scrivendo documenti condivisi, digeriti i quali si schiacciava il punto.
Un processo più complesso di un tweet, di una sparata su Instagram, di una riflessione lampo in un post, di un messaggio perentorio, di un selfie da qualsiasi angolo del mondo, la spiaggia di Cervia, il prato di Arcore…..
Già la scelta di Bavari, vecchio santuario democristiano-tavianeo, luogo cult di anni che furono, dove oggi pascolano i cinghiali, è il segno di una proceduta diversa: la trattoria, il pranzo con il tavolo a ferro di cavallo, la cucina casalinga, i discorsi tra il primo e il secondo.
Si indica una tradizione, una scuola di pensiero e di politica, quella tavianea alla quale, per altro non pochi dei commensali-politici avevano nulla a che fare. Che sintonia ci sarebbe potuta essere tra il leggendario Paolo Emilio Taviani e uno come il sindaco di Alassio, quel burbanzone di Marco Melgrati? Nessuna.

Ma in questo caso il simbolismo serve a dipanare quella mossa politica aperta, che un sapiente cuciniere come Claudio Scajola ha servito, in verità un po’ a sorpresa nella calura di Ferragosto incombente. Noi ci siamo, siamo i moderati, gli azzurri, quelli che seguono ancora il Cavaliere Berlusconi, il neo leader Antonio Tajani, che peschiamo in quel passato scudocrociato di cui qua si possono ancora muovere le zolle, ma guardiamo avanti all’identità complessa del centro destra.

Ecco la mossa politica, che decenni fa si sarebbe potuta leggere come l’avanzata di una corrente Dc nella costellazione della Balena Bianca. Non mancano le frecciate al governatore Toti, le più morbide e quelle secche al coordinatore regionale di Fi, l’onorevole Sandro Biasotti, al vice ministro sottosegretario Edoardo Rixi. Ma attenzione, queste sono le stoccate di un gioco politico antico che non si ricordava: attacco, paro, mi difendo, discuto, tratto e magari vado a una discussione e a un accordo.

La Lega esagera con il sovranismo, si fa trascinare dal grillismo velleitario e confusionario, condivide mosse avventate in quel quadro di riferimento? Ci siamo noi pronti a fornire il nostro - come si dice ? - back ground.

Seguiranno altri incontri, altre discussioni magari meno aspre per un obiettivo che fa respirare il centro destra meglio che sotto questa canicola di Ferragosto.

E’ una visione troppo dialettica, che esalta una frangia marginale, Scajola e i suoi vecchi sodali ripescati qua e là in Liguria, alla faccia di chi, come Toti, la Liguria l’ha ricompattata a suon di vittorie “storiche”.

A me sembra una mossa politica e come tale mi diverte e mi sazia. Non fosse altro perché si consuma a Bavari, sotto il cui cielo di politica se ne è vista tanta, seppure in un altro mondo.