cronaca

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Il Magnifico rettore dell'Università di Genova Paolo Comanducci racconta in un'esclusiva intervista a Mario Paternostro progetti, iniziative e speranze dell'Ateneo genovese. Un racconto a trecentosessanta gradi sullo stato di salute e le necessità dell'Università.  



Magnifico rettore Comanducci, Perché iscriversi all’Università di Genova?


Il target sono gli studenti, noi dobbiamo presentarla per quello che di buono e peculiare ha rispetto alle altre. I due elementi centrali sono: da una parte il luogo, l’Università di deve vendere insieme alla sua citta e alla sua regione. Qui si vive più a lungo e meglio, la qualità della vita è alta. In secondo luogo ci sono alcune peculiarità importanti soprattutto legate al mare. Le professioni del mare qui sono tutte presenti e tutte altamente sviluppate: logistica e trasporti, diritto del mare ma anche studi sociali e umanistici legati al mare. Poi abbiamo alcune particolarità come la difesa delle infrastrutture strategiche, cyber security , difesa del porto, nodi ferroviari e stradali.

Quali sono le eccellenze dell’Università di Genova?

E’ difficile dirlo per un rettore, si rischia di fare scontenti alcuni dipartimenti. Abbiamo un indicatore fornito dal ministero dell’Istruzione che ha individuato due dipartimento di eccellenza. Si tratta di quello di Fisica e quello di Neuroscienza. Il dipartimento di Scienza lavora a stretto contatto con Infn (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare). Qui ci sono tanti giovani e meno giovani che hanno vinto i massimi riconoscimenti europei in tema di ricerca. E anche quello di Neuroscienza insieme al policlinico San Martino ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti.

Come è piazzata l’Università di Genova nelle classifiche italiane e mondiali?

Storicamente le Università italiane non sono piazzate bene a livello mondiale. Tra quelle del nostro Paese l’Ateneo genovese si colloca tra le prime dieci. A livello mondiale tre il 400 e 500esimo posto. Fa comunque parte dell’1% delle migliori Università del mondo.


Qual è il livello di accoglienza degli studenti?

La nostra non è una città che si è strutturata come città universitaria come Pisa o Pavia. Con l’amministrazione, questa e quella passata, stiamo lavorando su alcuni progetti. Ancora non abbiamo ottenuto risultati tangibili. Stiamo per esempio lavorando per avere un nostro college, un posto dove poter accogliere i nostri studenti. Non posso dire altro perchè ci sono ancora trattative anche commerciali in atto. Aggiungo solo che sarà in centro. E poi stiamo cercando di fare qualcosa anche in via Prè, ma in questo caso abbiamo ancora molta strada da fare, però intendiamo aprire i nostri portoni anche da quel lato della città.


Quali sono, dal punto di vista didattico, i progetti per il futuro?

Dal prossimo Anno accademico aumenteremo i corsi in inglese, fattore oggigiorno determinante, soprattutto per le professioni tecniche. Poi stiamo rafforzando anche i corsi legati al turismo, strategici per lo sviluppo della nostra regione. Inoltre abbiamo avviato un discorso per il 2019-2020, in questo caso vorremo attivare dei corsi professionalizzati. In Germania rappresentano il 40% degli iscritti totali. Sono dei corsi capaci di produrre in modo diretto dei professionisti. Ci stiamo pensando soprattutto per le professioni del mare, come ufficiali di macchina, ufficaili di coperta, ma anche per i periti.


Qual è il vostro rapporto con l’Iit?


E’ un buon rapporto, in parte ci occupiamo delle stesse cose. Ovviamente in alcuni settori c’è anche un po’ di sana concorrenza.



C’è ci dice che quando c’erano i Baroni l’Università funziona meglio.


Era un'altra università, certamente non di massa, in cui il barone poteva anche avere un valore positivo. In università si entra bene o male con la cooptazione, l’importante è che entrino quelli bravi. I baroni erano un filtro, oggi questa funzione è compiuta da altri meccanismi, più oggettivi. Il problema è che del barone e di altri sistemi si vedono solo gli aspetti negativi. In realtà c’erano anche quelli positivi. Oggi difficilmente il sistema di selezione del personale universitario fa entrare il somaro.

Quella di Genova è un’Università con professori anziani?

Quella di Genova sicuramente, ma anche le altre. E' in corso un ringiovanimento fisiologico conseguente all’ingresso di nuovi professori. In Italia però si diventa professori intorno ai 40 anni.

Con il sistema bibliotecario come siamo messi?

Abbiamo una grande frammentazione, ci sono ben 57 punti prestito. Troppi. Abbiamo avviato un discorso su una nuova organizzazione, l’idea è creare dei depositi librari per non disperdere l’immenso materiale in possesso. Poi vogliamo lanciare la biblioteca 2.0. Una biblioteca in cui gli studenti possano studiare con i libri ma anche senza. Stiamo riammodernando le biblioteca in questa ottica.

Dal 10 al 12 maggio poi c’è il Festival del Mare, di cosa si tratta esattamente?

Questa è la prima edizione, è una tre giorni che si svolge al Porto Antico, al museo del Mare e all’Acquario con centinaia di ospiti esperti del settore e tantissimi eventi. La nostra è un’Università molto mediterranea.


Cosa chiede il Rettore alla città e al sindaco?


La sinergia, bisogna lavorare insieme, siamo troppo piccoli per pestarci i piedi. Serve un atteggiamento con meno mugugni. Serve maggiore supporto e senso di appartenenza.


C’è una cosa particolare che vorrebbe realizzare in questi anni?

Un’attività di raccolta fondi per le meraviglie architettoniche che abbiamo a disposizione nell’Università. Strutture che hanno bisogno di manutenzione, serve che la città le adotti e fornisca quelle risorse che non sono essenziali per la didattica e la ricerca, ma servono proprio per tutelare le nostre bellezze.